Proseguendo la sua ricerca sulla mobilità dalla e nella Toscana, l’autore dimostra come buona parte dei migranti dalla Toscana, in particolare dalla Lucchesia, prosegua all’estero la professione originaria. Dopo una breve sintesi storica sulle partenze toscane e sulle loro motivazioni economiche e politiche, sono studiati quattro casi principali: attività agricole e allevamento; commercio ambulante; figurinai; “fuga di cervelli”. A quest’ultimo proposito Giampaoli ha l’intuizione di approfondire, come ha recentemente fatto anche Vittorio Cappelli per la Calabria, l’emigrazione primo novecentesca di architetti, ingegneri e artisti soprattutto nelle due Americhe, mostrando come da una diaspora artigianale nell’ambito della costruzione e della decorazione si passi all’esodo di specialisti di valore. L’altra novità di questo volume è quella di basarsi non solo sulla letteratura specialistica e sulle fonti d’archivio, ma anche sulle fonti iconografiche, in particolare sulle foto disponibili attraverso il sito del Museo dell’emigrazione della gente di Toscana, di Lusuolo in Lunigiana. Le fonti offrono una serie di notazioni interessanti rispetto alle professioni svolte al di là dell’oceano e anche al modo con cui si voleva descriverle a chi era restato a casa.
Emigrazione toscana e continuità professionale