Dave vive “Qui” dove tutto è ordinato, pulito, sicuro e tranquillo. Impeccabile, non un pelo fuori posto. Ma sotto la pelle delle cose c’è qualcosa di nascosto. Dave, come tutti gli abitanti di “Qui”, è immerso nella rassicurante routine in cui l’alienazione (in senso marxiano) è un dato di fatto. “Qui” è un’isola perfetta, le acque sconfinate dell’oceano la separano da “Lì”. L’oceano è la paura dell’ignoto, dell’irrazionale. “Lì” è l’ignoto, l’irrazionale. Nessuno ha mai lasciato “Qui” per “Lì”, e i rari temerari che ci hanno provato non sono mai tornati indietro a raccontare. Un giorno un pelo del volto di Dave comincia a crescere velocissimamente diventando in breve una gigantesca barba. La peluria di Dave è irrazionale, minacciosa e incontrollabile, sembrerebbe che “Lì” entri “Qui” attraverso la lanugine di Dave. La gente ha paura, è affascinata, schifata e incuriosita dalla barba. Il governo cerca rimedi per gestire l’ordine pubblico finendo per assimilare il caos trasformandolo in un prodotto di mercato e nell’eccezione che conferma la regola.
Stephen Collins crea una storia che ha il gusto di una fiaba che oscilla fra il serio e il faceto, fra il noir e il naif. Una metafora polivalente che tira in ballo la creatività che altera l’ordine delle cose, la paura dell’ignoto, la morte, l’inconscio, il diverso, la società e l’ordine costituito, la contrapposizione fra Apollo e Dionisio e molto altro. Con un finale che apre a discorsi metalinguistici che pongono questioni sulla genesi dell’opera che abbiamo appena finito di leggere e che teniamo stretta fra le mani come un monito, un amuleto o una di quelle verità o folgorazioni che si cercano di ricordare nel dormiveglia.
Fumetti - Fumetti
Bao Publishing
2014
rilegato
240
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