A Bologna nei primi anni 80 Il gruppo Valvoline (sulla scia dei “cannibali” Pazienza e company) stava ripensando il modo di fare fumetti sulle pagine di Alter Alter. E’ l’84 quando Mattotti, leader di questa avanguardia, pubblica Fuochi. Un’opera che porta a maturazione il percorso che l’autore aveva inaugurato nell’82 con il suo primo lavoro a calori “il signor spartaco”. Le scene che vediamo nel libro sono le visioni del protagonista (Assenzio) che, attraverso un flusso di coscienza, si mostrano allo sguardo della sua memoria. Il colore nelle mani di Mattotti moltiplica le sue possibilità espressive, diventa il fulcro del medium, veicola sentimenti ed emozioni, distorce il senso, lo arricchisce. Nella costruzione della storia il testo è costretto a rivedere il suo tradizionale ruolo, occupa spazi narrativi esigui che vanno dalla didascalia alla poesia proprio a partire dalla potenza delle immagini. Il testo è il cotrappunto alla visione che permette ad Assenzio di raccontarsi, contiene un delirio altrimenti esondante. Se le immagini evocano, in una lievitazione di esperimenti grafici, le parole descrivono, provano a razionalizzare. Il viaggio che il protagonista compie dentro una fantamatica isola (metafora di un incoscio che ribolle di emotività violente ed intense) a partire da una possente nave militare (metafora di un vivere sociele razionale e opprimente) è quindi un esperienza interiore, una catarsi incontrollata, ma è anche il viaggio che la nona arte compie dentro nuovi orizzonti espressivi per mano di un’autore sempre più consapevole del proprio genio. La sinestesia è la chiave d’interpretazione dell’opera, il colore e e il testo ne fanno un uso smisurato e grazie a questo meccanismo retorico il fumetto aumenta incommensurabilmente le proprie possibilità espressive e poetiche. Fuochi sta al fumetto come l’urlo di Munch sta all’arte. Anzi, Mattotti sta alla storia del fumetto come Cézanne sta alla storia dell’arte.
Einaudi. Stile libero extra
Fumetti - Fumetti
Einaudi
2009
rilegato
70
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