Laureato e specializzato in storia dell’arte all’università degli studi della Tuscia. Dopo aver discusso due tesi di laurea su Andrea Pazienza continua lo studio dell’artista realizzando il lavoro di riordino e di digitalizzazione dell’archivio e curandone la mostra “Segni Preliminari”. Cura la rubrica Fumo negli occhi. “Recensioni critiche” di graphic novel. Le recensioni vengono pubblicate su Move magazine sulla pagina Facebook Fumo negli occhi e su Fandangoeditore.it. Direttore artistico di una sezione del Festival Caffeina e assistente alla direzione artistica di Quartieri dell'Arte.

Scrivere di quell’enorme crocevia che è Maus (chwitz) e del suo autore Art Spiegelman non è cosa facile perché si è già detto e scritto tanto. Forse abbastanza. A posteriori, la comparsa della prima puntata nel 1980 sulla mitica rivista Raw (creata dallo stesso Spiegelman), è un gigantesco e luminoso spartiacque per il linguaggio ma anche per la cultura occidentale in generale. A partire da Maus nasce un filone specifico legato ai temi e alle modalità di rappresentazione e di narrazione che Spiegelman ha introdotto. Non solo un “genere” ma un’intenzione poetica che batte la strada a opere come Persepolis ed ispira approcci come il graphic journalism.
La maschera zoomorfa come metafora, semplificazione stilistica, malcelato paradigma etico ed esplicito giudizio storico. La storia e l’autobiografia convivono per necessità reciproca trovando nel racconto una pace relativa. L’olocausto irrompe nel mezzo attraverso la storia familiare dell’autore. La stilizzazione del segno certifica un’appartenenza autoriale, suggerisce un approccio alla lettura, esprime inquietudine interiore e matura consapevolezza. La convergenza fra etica ed estetica, fra ricerca del vero e ricerca del bello, il presente che cerca senso nel passato. La lingua che accartoccia la semantica in un dialetto che nella sua specifica alterità contribuisce a trasmettere dolore, inadeguatezza e irrisolto senso di smarrimento. Maus sembra un decalogo del graphic novel contemporaneo. Ha il merito di aver capito la grande lezione di “Contratto con Dio” di Will Eisner e di averla consegnata ai posteri rinvigorita. Supera di slancio vecchie contrapposizioni che opponevano il comic dei supereroi alle riviste underground. Come una improvvisa pubertà cambia improvvisamente il passo alla crescita del fumetto scombussolando la percezione che ne ha il mondo. Dopo Maus il fumetto smette definitivamente di soffrire di complessi d’inferiorità determinando nuovi equilibri culturali che costringono l’editoria a ripensare se stessa. Pubblicato in Italia da Rizzoli Lizard e da Einaudi nonché in più di una collana (“I classici del fumetto di Repubblica”, “Graphic Novel, I fumetti di Repubblica- L’espresso”). Se non lo conoscete rimediate cercandolo in libreria o nelle bancarelle.

MAUS Book Cover MAUS
Einaudi. Stile libero
Art Spiegelman
Fumetti - Fumetti
Einaudi
2000
illustrato
http://pjrbfumonegliocchi.tumblr.com/