Una delle primavere più floride della storia del fumetto inizia alla fine degli anni 40 quando il giovane Hugo Pratt vola in Sud America e per più di una decade collabora e si confronta con gli autori della scuola argentina. Una stagione cruciale in cui il fumetto sviluppa quel “respiro” grafico-narrativo adulto, impegnato, disincantato e appassionato che ancora oggi esercita la sua influenza. I 50 sono anni in cui si creano le premesse per pietre miliari prossime a venire come El Eternauta o Corto Maltese. Proprio Pratt e Hector Oesterheld sono i protagonisti della scena (il maestro Breccia è un discorso a parte). Quando realizzano la serie di storie brevi Ernie Pike a partire dal 57, hanno ben chiare le potenzialità del mezzo, sanno di avere coraggio e cultura, percorrono le zone d’ombra di territori noti e tentano l’avanscoperta. Nel primo episodio, “I franchi tiratori”, Pratt muove il suo segno fra realismo ed espressionismo, fra convenzione ed innovazione in un calibrato equilibrio dinamico. Le prime due vignette dell’ultima tavola sono un inno alla potenza del linguaggio. Oesterheld, attraverso un testo che con garbo e ferocia ridicolizza le ragioni della guerra, traccia i connotati della sua poetica caratterizzata, fra l’altro, da impegno civile, critica sociale e passione politica. Non è difficile pensare che senza l’incontro tra la scuola italiana e quella argentina oggi il fumetto sarebbe tutta un’altra faccenda. La serie Ernie Pike per molti motivi è forse il simbolo di questa convergenza. Recentemente uscito in allegato al Corriere della sera e alla Gazzetta dello sport all’interno della collana “Tutto Pratt” (Numeri 26 e 27) curata da Rizzoli Lizard.
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Lizard
2003
rilegato
78
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