Una volta si sarebbe chiamato legal thriller questo romanzo dell’americana Alafair Burke.
La protagonista del libro è un’avvocatessa, Olivia Randall, che si trova a difendere da una triplice accusa di omicidio il suo ex amante. L’omicidio si sarebbe generato a causa di una vendetta, in quanto il lui del libro avrebbe ucciso l’assassino della sua ex moglie ed altre due persone. Mi fermo qui, per chi vorrà leggere il libro.
Nella retro copertina del volume, che ha una splendida fotografia frontale, il grande giallista Michael Connelly (per la verità, un po’ sbiadito negli ultimi quattro libri pubblicati sempre da PIEMME) dice dell’autrice: “Alafair Burke conosce le luci e le ombre di New York come nessun’altra”. Ebbene forse si riferisce al buio che concilia il sonno perché, fino a circa ottanta pagine dalla fine, il romanzo arranca. Le descrizioni tanto sublimate da Connelly sono banalotte ed i dialoghi verosimilmente scontati e pallidi, tanto da indurre ad uno stato soporifero.
Come spesso accade ai romanzi gialli dell’ultimo lustro, improvvisamente ci si risveglia e si spara a pallettoni una serie di ipotesi alquanto peregrine ed inverosimili, sia alla luce della descrizione precedente ed alla caratterizzazione dei personaggi, sia come eventi ad alto tasso di improbabilità. In questo senso, il “nostro” Donato Carrisi è un maestro autentico! Il tutto per far fare “Ohhhh!” al malcapitato lettore. Ma non si coglie nel segno.
In definitiva, poca cosa. Si fatica a dargli due stelline (cinque è il top per me) per non sembrare troppo spietati. Già, la spietatezza, una cosa che su tutte le forme d’arte bisogna ricominciare ad esercitare con entusiasmo.
Legal thriller
PIEMME
2016