Si deve venerare il primo sibilo elettronico sfornato dai padri del genere in qualsiasi nota si emani con un synth odierno. Negli anni Settanta la sperimentazione dilaga grazie a geni che perdono il cervello per concederci il loro ambient mentale, con svariati stili e sensibilità.
Quando si è pensato che l’andamento melodico di un brano da spiattellare su un vinile poteva essere emanato non solo dalla chitarra, ci si è affacciati ai suoni freddi. Come quelli dei VCS3, allo stesso tempo imponenti, e dei tasti bianchi e neri dei Kraftwerk.
Il krautrock, ovvero la corrente elettronica tedesca, rivisita e plasma la psichedelia inglese e americana con “stream of consciousness” pregni di frequenze e rumorismi. Vi sono troppe sfaccettature, e di certo alcune ‘invecchiate male, ma notevoli sono il mastodontico Schulze, i solenni Tangerine Dream e la triade divina Neu, Can e Faust.
I Kraftwerk accertano l’efficacia delle loro sonorità con i primi 4 album, per poi consacrarsi con il mantra di “Radio-Activity”. Ci troviamo appena nel 1975 e già si era scoperto il basso continuo e i pattern robotici della drum machine.
Dopo il seminale “Autobahn”, grandissima influenza addirittura per Bowie, ci addentriamo nel vinile rosso-nero.
Nel giro di dieci anni passiamo dalla ‘macchina soffice’ di Wyatt alla ‘macchina umana di Ralf e Florian. Questo concetto di composizione si espande arrivando perfino al primo Battiato, supportato dalla new wave e dall’annuncio della forma sintetica del suono.
“The Man Machine”, formato da sei canzoni, esce nel maggio 1978 e riscontra un ottimo successo di critica e pubblico.
Suoni che serviranno idee su piatti d’argento a Dj Shadow e Moby, per esempio. Sembra tutto così freddo con gli stilemi statici e robotici della voce, ma le idee sono sempre sorprendenti e ammalianti.
Il futurismo si coglie soprattutto in “Spacelab” e “Metropolis”, dei veri viaggi tra le galassie. Con “The Robots” si portano le caratteristiche del genere a livello mondiale, spopolando ovunque, come con la titletrack, il balletto di “The Model” e la surreale “Neon Lights”.
Elettronica tedesca