Eccoci qua a parlare di un libro che è ancora (uscito ad aprile 2016) un casus belli dell’editoria recente: si tratta de “Caffè Amaro” della Hornby.
Vendutissimo, al n° 1 in classifica per settimane, con la benedizione di “Trombone Corrado Augias”, se ne parlava in primavera dappertutto.
Alla fine, mi sono deciso, l’ho acquistato e l’ho letto con tutta calma, in vacanza.
Ed allora, com’è ‘sto benedetto libro? Piacevole, sicuramente, anche abbastanza veloce nella scrittura e da leggere, qualche volta a tal punto da rasentare la superficialità. Forse è anche per questo che ha venduto parecchio.
Maria è la protagonista, neanche troppo fortunata, della storia. Presa di petto dalle smanie erotiche del signorotto della comunità, molto più vecchio di lei, lo sposa. E da lì, tra descrizioni personali carine dei protagonisti e qualche discettazione sfuocata di costume, si va avanti. Al centro, oltre che Maria, c’è la Sicilia. Ma qui faccio subito una riflessione: come si fa a parlare di più di un secolo di storia nel romanzo senza mai parlare di mafia? Sicuramente voluta questa “dimenticanza” per non infastidire chi comanda davvero, ancora oggi!
Maria, per scoprire davvero un mondo che l’ha incartata giovane, deve uscire dalle mura del matrimonio con il soffocante Pietro, che la mette incinta quando più gli aggrada ma che la trascura pure con altre donne. Le lancette dell’orologio del tempo scorrono lente per Maria, sempre invaghita del suo amore di gioventù con cui condivideva molte esperienze ma costipata nelle strette ansie della convivenza con Pietro.
Un viaggio a Tripoli è il complice per riscoprire una passione che si spingerà a toccare i venti anni successivi.
E’ la storia di Maria ma è pure la storia del nostro paese e di quella terra strana e di difficile comprensione che è la Sicilia. Con le sue passioni, violentissime, ma più brevi che altrove, salvo che nella testa della nostra protagonista.
Dai fasci dell’epoca mussoliniana in Sicilia alla completa affermazione del fascismo, dalle leggi che facevano conoscere in Italia la violenza delle differenze razziali e la loro non comprimibile realtà allo scoppio della seconda guerra mondiale. Tutto nello scenario da carillon della storia di passione e sofferenza di Maria. Cosa manca a questa storia? La mafia e pure il sesso. Infatti, le descrizioni erotiche sono veloci, astratte, viste, dato che l’autrice è donna, solo dalla parte dell’eterno femminino.
La passione di Maria si concretizza in pulsioni da monachella carmelitana, misuratissima, anche quando sta col suo Giosuè.
Insomma, la Hornby sta alla narrativa di spessore come i Supertramp stanno al progressive rock: superficialini . Lei pure.
E verso la conclusione non può mancare, naturalmente, il finale da caffè amaro che non anticipo a vantaggio dei possibili lettori.
Per chiudere: libro giusto per l’epoca che stiamo vivendo, come i bucatini e le partite della nazionale, l’eterna giostra insopportabile della politica e qualche foto osé di starlette e turniste ma, non riesco a dargli più di TRE STELLE di incoraggiamento. E, credetemi, sono già tante, altro che Augias.
Narrativa
Feltrinelli
2016
352