Nato a Viterbo il 25 ottobre 1991, laureato in  lettere (Università della Tuscia) e appassionato di musica (jazz, prog, elettronica).

Arrivano dall’Australia, precisamente da Melbourne, e agli inizi degli anni Ottanta sbarcano a Londra in cerca di fortuna. Si tratta dei Birthday Party, la famosa band di Nick Cave, immagine culto della scena dark e non solo.
Il post punk è già scoppiato, anzi, è quasi una moda ormai. Gli stilemi all’interno del genere sono variegati. C’è sia chi è affascinato dall’Africa tribale (i Pop Group) e chi dai suoni più freddi e oscuri (Cabaret Voltaire, Cure e Joy Division).
Vengono alla ribalta con “Prayers On Fire”, scatola contenente molte idee originali. Nick, con la voce carica di pathos, si addentra in liriche da poeta maledetto contemporaneo. Peccati, castighi e maledizioni vengono declamati in folli mantra ossessivi.
“Junkyard” del 1982 possiede una visione talmente dissacrante da constatare la fine della musica. Un album anti tutto. Punto di non ritorno.
Il combo registra due album dal vivo: “It’s Still Living” e “Live 1981 – 82”. Gli elementi del sound che spiccano maggiormente sono la superba teatralità condita con una pittoresca disperazione. Troviamo Howard e le sue linee ubriache alle sei corde, Nick Cave che passa dalle deliranti litanie alle ire più funeste.
Il disco, uscito nel 1999, racchiude il concerto del 1981 al The Venue di Londra e i live del 1982 di Atene e Brema. Diciassette brani che acquistano suggestione e grande vitalità, basta ascoltare l’incipit dirompente di “Junkyard”, uno dei picchi, o “Zoo Music Girl”, ancora più triviale. “Nick The Stripper” è semplicemente perfetta. L’arcigna linea vocale di Nick viene scossa dalle decise sferzate ritmiche e da quel basso-panzer di Tracy Pew.
“La festa di compleanno” ci concede altri momenti esilaranti, con “Blast Off” per esempio, prima di giungere al voodoobilly nevrastenico di “Release The Bats”. Quest’ultimo è il brano da novanta degli esordi, che li ha portati al successo, che ha posto le fondamenta nella concezione di Nick Cave e soci. Anche qui si supera la versione in studio in quanto a veemenza.
Si continua a schiaffeggiare i volti attoniti dei ragazzi presenti al The Venue con la sguaiata “King Ink”. Le sei canzoni tratte dal live di Brema non sono da meno. Ovvero le nevrotiche lande texane di “Big Jesus Trash Can”, la sinistra “The Friend Catcher” e la villana “Dead Joe”. Non c’è un calo di tensione nemmeno con il dolore ubriaco di “She’s Hit”, mentre si conclude in bellezza omaggiando gli Stooges con “Funhouse”.
Se eravate curiosi di assaporare i dirompenti live dei Birthday Party questa è la chicca che non si può perdere. Un viaggio disturbante tra i fantasmi della mente.

Live 1981-82 Book Cover Live 1981-82
Birthday Party
Post-punk