Secondo romanzo pubblicato in Italia di Angela Marsons, della quale trovate lo spettacolare “Urla nel silenzio” sullo stesso sito da me recensito qualche mese fa.
Ma qui sta a me fare il poliziotto e vi spiego subito perché. La Marsons ha già scritto, usciti in Inghilterra, 5 romanzi. Il problema è che questo “Il gioco del male”, sia nelle recensioni che trovate su Internet sia addirittura nei risvolti della copertina, ha una trama che non c’entra nulla col contenuto del libro. La prima domanda che mi è venuta in mente è: “Ma i vari recensori, i libri li leggono davvero?”. La seconda è: “Ma dove hanno la testa quelli della casa editrice?”. Già, perché nelle note di copertina del testo si parla di un fantomatico e spietato serial killer mentre nella storia, tutto prende il via da una doppia violenza sessuale compiuta dal padre a danno delle sue due figliolette. Il vero “duello” praticamente tutto psicologico, si svolge tra la protagonista delle inchieste della scrittrice, la detective Kim Stone e la tremenda e sociopatica psicologa, sua antagonista. A conferma di quanto da me asserito (ed io il libro l’ho letto davvero) su Angela Marsons in Wikipedia troverete, per vostra curiosità, tutti e cinque i romanzi a nome dell’autrice in lingua inglese: “Silent scream” (già pubblicato e da me recensito), “Play Dead” (potrebbe essere questo in parola), “Lost girls”, “Evil games” e “Blood Lines”. Ma, se fosse il secondo titolo, io, di serial killer, non ho trovato traccia nel libro che sto recensendo! Dall’arresto del pedofilo si sviluppa una trama intricata e piena di sottigliezze psicologiche fatta di incastri frequenti e di altrettanto frequenti svisate. Ed anche qui, ci sono una serie di colpi di scena meno felici rispetto al libro precedente che resta sicuramente superiore. Alcuni di questi colpi di scena derivano dall’utilizzo, nelle indagini sul pedofilo, di apparecchiature tecniche e relative osservazioni. Non ve le anticipo altrimenti vi sottraggo il gusto di leggere il romanzo. La detective, praticamente in piena solitudine, porta avanti la sua analisi e le sue teorie in pieno contrasto con tutti e con tutto ciò che la circonda. Una vera testa dura. Già, perché i meandri dei ragionamenti della psicologa sono quantomeno torbidi e maligni e ci vuole del fegato per percorrere quelle strade tortuose.
Da pagina 310 o giù di lì gli eventi si susseguono con una velocità ed una forza che il resto del libro fino a lì non ha. Anzi, in taluni passaggi, per quanto i dialoghi siano molto curati ed intelligenti, il tutto pare eccessivamente “leccato”. Ma, le ultime 40 pagine del libro sono formidabili in tutto e confermano il talento purissimo dell’autrice anche in una prova transitoria, non esplosiva come quella dell’esordio. Ma è quasi sempre così. Come nei dischi. Quando si esordisce con un capolavoro molto raramente la seconda prova è all’altezza della prima. A quel punto diventa decisivo il terzo prodotto. Sarà così pure per la Marsons, ma lei, in questo secondo libro e nell’esplosivo e vivacissimo finale, dimostra di essere una grande scrittrice e recupera almeno una stella e mezzo. Diciamo TRE STELLE, alla fine. Già, ma in tutto questo quale razza di pasticci imperdonabili trovate su Internet su questo libro e nelle note di copertina dello stesso? MEGLIO SOPRASSEDERE, CON DISGUSTO, MA SOPRASSEDIAMO.
Thriller
Newton Compton
2016
377