La percussività pianistica di Patrizio Fariselli e la voce incredibile di Demetrio Stratos (in assoluto il miglior cantante che abbiamo avuto in Italia di tutti i tempi ma anche uno dei migliori del mondo) spezzano subito le reni in “L’elefante bianco”, brano di apertura di quello che è considerato unanimemente il capolavoro degli AREA. “CRAC!”, la rottura dell’uovo del sistema qui esposta con le linee mediorientali del synth dello stesso Fariselli. Ma quanto è ancora espressiva e forte questa musica a distanza di 40 anni!
Il compianto Demetrio che canta con rabbia tra i denti e poi gorgheggia, novello “Angelo della voce”, con Fariselli sempre scintillante al piano e subdolo al synth e Tavolazzi formidabile al basso. Capolavoro autentico di 4 minuti e 37 secondi: “Vecchie immagini, santi stupidi, tutto lascian così com’è, corri avanti, non ti fermare, la storia viaggia insieme a te”. Nessuno potrebbe cantarla meglio al mondo! Vedete, anche in altri dischi gli AREA hanno scritto molte pagine memorabili ma è qui, su “Crac!” che riescono a mantenere l’equilibrio straordinario tra avanguardia e musicalità. La meraviglia riesce addirittura ad aumentare tra le righe e le sensazioni, dapprima cacofoniche e quasi crimsoniane /free jazz de “La Mela d’Odessa”. E’ free jazz percussivo che si risolve nel contrabbasso fantastico di Tavolazzi e nelle tastiere elettriche debordanti di Fariselli. Bestiale il lavoro del bassista. Poi, con Tavolazzi al trombone, addirittura, si costruisce una base ipnotica e ripetitiva sui bassi (basso e synth), mentre Stratos ci fa volare con questa favoletta politica “C’era una volta una mela a cavallo di una foglia. Cavalca, cavalca, cavalca, insieme attraversarono il mare ed impararono a nuotare… “. Meraviglia dell’estro e dell’intuizione! E va avanti così, con Demetrio sempre più provocatorio e schierato politicamente “dove il mondo diventa mancino…” GRANDISSIMI AREA. “megalopoli” spaventa ed ipnotizza sensi ed orecchie coi suoni del synth ed i gorgheggi di Demetrio. Pare il pianeta Gong di David Allen Musica sperimentale ma godibilissima, secondo me. Grande Capiozzo alla batteria (anche lui non c’è più da tempo, come Demetrio) Poi, è fusion. Squarcio improvviso di synth su cui il greco Demetrio innesta la sua voce unica. Tavolazzi ,seguendo la lezione del fuoriclasse Miroslav Vitous degli irraggiungibili Weather Report, è devastante al contrabbasso. Guizzi, bagliori, riverberi: brano complesso ma ricco di fascino. “Nervi scoperti” si apre sul basso slappato di Tavolazzi, batteria di Capiozo e synth di Fariselli. Ancora free jazz sperimentale senza fronzoli con dialoghi serrati tra basso e piano. Altro che suoni più commestibili come qualche cialtrone volle rilevare. Il più grande critico musicale italiano, Riccardo Bertoncelli, ha chiesto scusa più di 30 anni dopo! Ma è normale?
“Gioia e rivoluzione” verrà ricordata per lo svolazzo forte, maschio, testosteronico di Stratos all’Hammond (magistrale!) ed anche per la melodia ed i testi ( ome sempre). Altro gioiello inestimabile è il quinto di seguito, ” Implosion”, bolla gassosa di follia. Sono 5 minuti difficili di arte contemporanea, con una chitarra galattica (Tofani) e basso e piano fanno il resto. Glia AREA sono riusciti a rendere comprensibile un’alta sperimentazione. “Area 5” parte con raffiche di piano, basso e percussioni e là termina. Coito interrotto con John Cage e l’avanguardia più folle e Demetrio ci dà dentro, come solo lui può, alla voce. La cosa più tosta del disco.
IO ritengo che nessun musicista italiano, band o singolo e neppure il Battiato degli esordi, abbia eseguito qualcosa di questo livello. Strumentalmente erano incredibili, bravissimi. Ho visto ben 4 loro concerti dal vivo. Immediatezza di lettura, lucidità, iconoclastia, approccio quasi giocoso a cose serissime, il tutto abbinato a ritmiche e suoni vertiginosi. La crescita vocale prorompente, virile, potentissima, un’eterna erezione, di Stratos e le contorsioni potentissime dei bassi di Tavolazzi Insomma, un capolavoro autentico. Quintetto che non solo in Italia, resterà insuperato. Alziamo le mani senza tremare, anche l’Italia ha avuto la sua Supernova.
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1975