Il genere che raccoglie tutte le produzioni tedesche prende il nome di “Krautrock”, nome creato con accezione negativa e dispregiativa dalla critica e dalle riviste musicali (i Faust risposero nel quarto album intitolando uno dei loro capolavori “Krautrock”, appunto). Con l’Italia che si fa strada oltreoceano con PFM, Orme e Banco, la Germania mostra un’attitudine differente, che non bada al prog sinfonico ma a una nuova forma. Concezione del tutto innovativa che può avere soltanto un riferimento britannico con Wright dei Pink Floyd. Beh, il tastierista dei Floyd è considerato l’ideatore di certe sonorità elettroniche, e proprio da qui partono i vari Tangerine Dream e Popol Vuh. I Neu! non sono né una band minimale, né free jazz. Non badano a jam tribali stile Can e non si mettono a cincischiare con le tastiere dei Kraftwerk. E’ il classico esempio dove l’estro personale non viene spento dal copiare qualcun altro, ma valorizzato con l’ideare un nuovo percorso. Il disco omonimo d’esordio, datato 1972, è un passo enorme registrato nel mondo della musica. Una scatola sonora dalla quale attingeranno quasi tutti coloro che si cimenteranno nel noise rock e nella drone music. Il lavoro viene prodotto da Conny Plank, guru delle produzioni tedesche e presente già nel primo dei Kraftwerk. I due geni dei Neu!, Klaus Dinger (batteria) e Michael Rother (basso e tastiere), si fanno bandiera di uno dei miracoli più shockanti almeno nella decade dei Settanta. I sei brani sono degli stream of consciousness caratterizzati da impulsi elettronici, nervosi e dilatati. Sono tutti strumentali (a parte “Lieber Honig”) che formano una decostruzione sonora: non c’è intro, strofa e ritornello, ma non è neanche una vera e propria jam. Un’anarchia controllata, dove tutto funziona e tutto giunge nel momento esatto. Non c’è un passo falso. Sembra di avere davanti un gruppo già maturo, che ha realizzato una marea di album, e che giunto alla consacrazione riesce a spiccare il volo. Qui, invece, siamo solo all’inizio. All’avvento di tutto, di un’era artistica e sociale, di un genere e di una sensazione. Non a caso la parola “Neu!”, con la pronuncia “noi”, significa proprio “nuovo”. Gli echi psichedelici di “Hallogallo”, brano che vale l’intero prodotto, mostrano quanto le idee siano chiare. Non si teme la staticità apparente del portare avanti per sei minuti un groove di batteria con giochi minimali di chitarra. Tutto è in continua evoluzione, come le fasi del giorno, con alba, tramonto e notte. Un processo naturale nella musica, che porta un soffice rock’n’roll elettronico allo sposalizio del proto punk con il mantra. “Sonderangebot” anticipa già qualcosina della futura industrial (Einsturzende Neubauten su tutti), mentre “Weissensee” chiede ancora i diritti d’autore ad “Us And Them” dei Pink Floyd (ascoltare per vedere le serene somiglianze). “Im Gluck” piomba nella meditazione cosmica dei Popol Vuh, presentando una saggia modulazione del suono. Quest’ultimo ha sempre un avvento timido, scompare ed appare, non è mai immediato e frettoloso. Scordatevi il sistema mainstream! “Negativland” è l’apice: ipnotica claustrofobia miscelata a depressione urbana. Un pericoloso gelato a due gusti che si permette di sbaragliare i confini prestabiliti nella musica. Quello che risalta maggiormente è l’espressività del sound che non fa sentire per niente la mancanza di una linea vocale. Gli strumenti parlano da sé; non ci sono tutte le menate negli studi di registrazione odierni, il lavoro non è supertruccato, qui si suona davvero. “Lieber Honig” va oltre: brano composto da due amici inconsueti, ovvero fantasmi immaginabili solo da Tim Buckley ed Hammill che vanno a braccetto con un’inquieta voce afona. Vi basta? Beh, non è che il piatto sia così scarno eh. Ci sono altri 2 lavori e tanti progetti e progettini. Da menzionare sono senz’altro i La Dusseldorf e gli Harmonia, valide realtà con Rother a capo. I due lavori conclusivi dei Neu! sono: “Neu! 2”, saggio sperimentale del livello di “The Faust Tapes”, dove la band non avendo i soldi per completare la registrazione modula e stravolge con velocità diverse i brani già sviluppati, creando così un pauroso effetto collage. Esempi brillanti sono il motorik di “Fur Immer” (molto simile al mood di “Hallogallo”), il sabbah di “Super”, la futurista “Neuschnee” e l’industrial horrorifico di “Super 16”. Il terzo lavoro “Neu! 75” è alimentato da una natura differente. Ci sono episodi più riflessivi come “Isi”, “Seeland” e “Leb Wohl”, dove il piano sognante pseudo barocco anticipa perfino gli ambient surreali dei Boards Of Canada. Queste tre sono delle sonate che farebbero commuovere addirittura l’Eno di “Another Green World”, tra l’altro ospite d’onore nel panorama krauto con i due dischi assieme ai Cluster. Vi è spazio per un ultimo sussulto con “E-Musik” e soprattutto con l’anthem proto punk della sublime “Hero”, dove anche qui il caro Bowie avrà sicuramente buttato un occhio e un orecchio per la futura “Heroes”.
Krautrock
1972