Sono passati già ben 10 anni dall’uscita di questo unico, fino ad oggi, capitolo sonoro dei GB&TQ di Damon Albarn (leader dei BLUR). Si sente l’assoluto bisogno di una replica a questo unico episodio da parte del quartetto, i suoni erano e sono troppo magici.
POP ZUCCHERINO CON TANTO CUORE. Albarn, dopo essere rientrato nel 2015 col disco dei Blur, per il 2017 ha già in cantiere la nuova uscita dell’altro progetto trasversale, i GORILLAZ, che nell’anno appena iniziato pubblicheranno il nuovo materiale. Ma qui siamo in un’altra dimensione, XTC a parte. Progetto trasversale, s’è detto. Tutto il materiale è composto da Albarn. Con lui, impegnato alla voce ed alle tastiere (tutte !), ci sono Paul Simonon, ex- basso dei CLASH, al basso, Simon Tong, ex-Verve, alla chitarra e Tony Allen alla batteria. 12 songs per 43 minuti di durata: tutto diabolicamente perfetto. “History song” è l’inizio che non ti aspetti: arpeggi di acustica, un basso pulsante, un organetto splendido ed una voce morbida. Collagistica, ispiratissima, ci fa subito togliere il cappello. Un capolavoro che ti stende con una logicità e misura inusitate. Bellissima! “80’s life” parte con un piano percussivo stile Anni Sessanta, basso sempre gommoso ed in evidenza, virate in stile beat con delle “vocine” a coro che sono deliziose, quanto fuori dalla moda e non solo quelli di quando il disco uscì. “Northern whale” (la balena del Nord) ha un tempo che ti fa piegare le ginocchia ed un cantato che pare arrivare da un’altra stanza! Liricissimo il lavoro del basso così come della voce. Una melodia che non smetteresti mai di ascoltare perché perfetta. Si resta senza parole.”Kingdom Doom” è pop zuccherino ma intriso pure di tanta malinconia. Piano di Albarn sempre fondamentale nella costruzione del pezzo. “Herculean”, così strana, quasi dissonante alla Salvator Dalì, in cui solo il basso ha una sua logicità. Voce filtrata che pare arrivare da un 78 giri d’epoca. Ancora una melodia letteralmente irresistibile! La costruzione è complessa, la resa, ci venga un infarto, addirittura fischiettabile ! Anche a distanza di 10 anni fa un effetto micidiale. 3° capolavoro. “Behind the sun” è più strutturata sul basso, orchestra alle spalle. Beatles nelle orecchie e negli occhi. ” The hunting sun” ha l’odore del mare d’inverno. Carillon di vita, basso sostanzioso, tastierine e voci che migliori non potrebbero essere. Superlativa e toccante. Il tempo passa e la melodia ci stringe il cuore: grande capolavoro. “Nature springs” caratterizzata da un liricissimo arpeggio di acustica che viene da lontano, poesia del mare che non ti lascia. “A soldier’s tale” commuove addirittura, straordinaria sensibilità di Albarn. Questa chitarra acustica dai suoni forti risulta quasi “scordata ” all’ascolto, ma cos’è questa musica fatata? E da dove viene? Reggae post-Clash rallentato, voce nasale, basso fulminante, un fischio (Albarn) che fa venire i brividi alla schiena…Il punto più alto di un disco splendido, uno dei migliori in assoluto degli ultimi 10 anni. STREPITOSA! “Three changes” pare provenire dall’organino ambulante di un cieco di Soho. Brano ancora di gran livello. Qui, la musica è scomposta come una dolorosa frattura Pop rock vicino a quello degli odiati rivali Oasis.”Green fields”, organo ed acustica è l’ultimo capolavoro del discoper quanto la conclusiva title-track vada ferocemente ad insidiarla per bellezza.
Madonna mia, che disco uscì dalla testa di Albarn, meglio che coi Blur più in forma! Capolavoro assoluto da CINQUE STELLE.