Un Bowie non ancora al meglio fisicamente, dopo aver prodotto il rientro di Iggy Pop, con “The Idiot” , se ne va a Berlino, assieme a quel personaggio straordinario ed incredibile di BRIAN ENO, autentico genio di cui si è parlato sempre troppo poco e tira fuori un disco che spaventò tantissimo i discografici della RCA. Ma David sapeva quel che faceva e ne uscì fuori un capolavoro incredibile che, assieme al successivo “Heroes” costituisce, a mio avviso, il VERTICE ASSOLUTO DELL’ARTE BOWIANA. Mentre “HEROES” si faceva maneggiare meglio, questo NO! A Tony Visconti, suo amicoprima che produttore, fu chiesto di trasferirsi a Berlino e se fosse disponibile a perdere un mese di tempo con il rischio, forse, di ritrovarsi con in mano nulla. Così rispose: “Perdere un mese di tempo con David Bowie e Brian Eno non è perdere un mese del mio tempo!”. Quel che apparecchiò l’ex Roxy Music Brian Eno per questo disco è pazzesco: Eno influenza bestialmente tutto il lato B del disco, a partire da quell’incubo sonoro che è la mefistofelica “Warszawa”. Si dice che Bowie ed Eno fossero stati influenzati da un coro di ragazzi bulgari ascoltati su un disco a Parigi. La loro applicazione di pitch-shift sulla voce di Bowie fece la differenza in un brano che colpisce la testa e l’anima dell’ascoltatore. Uscito in piena rivoluzione punk, “LOW” è il primo capitolo della “Trilogia berlinese” di Bowie, sicuramente il più rivoluzionario ed inafferrabile. “Speed of life” dà i connotati al disco e ci fa capiure da subito che ascolteremo parecchi brani esclusivamente strumentali. Splendido pezzo. “Breaking glass” e “What in the world”, sguscianti, apparentemente disordinate, ma in realtà, pensate fino all’ultima nota, fanno da trampolino di lancio per la melodia, formidabile, di “Sound and vision”. Eno ci mette le basi, in questo disco, e Bowie la cattiveria!”. “Always crashing in the same car” ha suoni belli e sibilanti, con David in grande spolvero alla voce. “Be my wife” è fortemente determinata, con suoni forti di chitarre (Alomar e Gardiner) e basso. Synth straordinario di Eno. Eccellente. “A new career in a new town” è ambient music. Eno è la divinità solo strumentale, bellissimo. Stella luminosa. La plumbea “Warszawa” è il brano clou del disco e ne abbiamo parlato in apertura. UNICA!. “Art Decade”, ancora strumentale, disegna paesaggi astrali sconosciuti. Grande musica. “Weeping wall” è strana, lunare, arricchita dal vibrafono. Affascinante. “Subterraneans” chiude un capolavoro straordinario. E’ spettrale, levigata come il marmo da un animo glaciale e da un’intelligenza acuta. Un disco unico, capolavoro addirittura commovente. IL VERO TESTAMENTO SONORO DI UN ALIENO.
1977