Non è un libro facile questo, per i benpensanti. L’autrice, brava, cerca di rappresentare la città di New York, per me la più bella al mondo, come metropoli e non solo, attraverso l’aria che vi si respira, l’arte che vi si produce, il vizio che si impossessa, strisciante, di chiunque, le nevrosi di vario tipo che vi albergano. Insomma, tutti si aspettano tutto da questa città magica, ma pure crudele.
La scrittrice descrive tutto ciò servendosi delle 3 vite di 3 diversi personaggi, che vengono pure a contatto tra di loro, nel corso degli anni. Walt Whitman, alla fine della sua esistenza, decide di tornare nella Grande Mela, in compagnia dell’amico e biografo Bucke. Era nato a Long Island. New York rappresenta il posto dei suoi successi, ma pure delle sue cadute e suscita in lui passione e curiosità. Robert Moses, costruttore, se la rimira la città da Long Island e già sa in cuor suo che sarà lui il costruttore della “modernità” della metropoli, l’uomo che non ha compassione di sé e neppure degli altri e che non si farà commuovere in alcun modo dal passato poiché “il passato non è altro che una disattenzione del tempo” e lui dovrà mutare il volto della città negli anni che verranno. Infine, Robert Mapplethorpe, fotografo, pittore, artista particolarissimo, nel 1967 attraversa il Ponte di Brooklyn e pensa di stare in cima al mondo. A breve conoscerà una secchissima poetessa, pittrice, Patty Smith, che non si è mai fatta cura di nascondere la sua abbondante peluria, la ritrarrà in mille foto in bianco e nero (lui, sempre così, senza colore), così come, bisessuale incorreggibile, ritrarrà centinaia di corpi nudi sia maschili che femminili, prima di lasciarci, tra le altre, due opere che resteranno per sempre nell’immaginario degli appassionati di rock, le due copertine di “Horses”, grande capolavoro della Smith e quella dell’addirittura più grande “Marquee Moon”, che troverete nel sito nella rubrica “I MONOLITI” del rock. Scoprono assieme, Robert e Patty, l’arte, il futuro ed il loro destino. Lui la lascerà, nel tempo, e morirà di AIDS, per seguire la sua natura ribelle. Nel libro, l’amore di Mapplethorpe per i corpi nudi maschili e la terminologia forte certo non difettano. Quarto ed ultimo personaggio del libro, Edmund White torna a New York, luogo dove ha vissuto giovinezza, amori, giornate sane a leggere e scrivere, feste, incontri, i più vari. Ma tutto lo trova cambiato, mutato, le sue riflessioni paiono inesorabilmente sorpassate. In definitiva, questo è il romanzo di coloro che hanno creato la città dal respiro solenne ed unico e lei vive nell’immaginario collettivo. Affamata, interessante, curiosa, ma pure sordida, complessa, ricca, New York si erge in tutta la sua spietata grandezza. Cosa manca al libro, nonostante in tanti ne abbiamo parlato benissimo ? IL RITMO. Quel “dono” della natura che pochissimi hanno. Nella vita di tutti i giorni, e fa la differenza, ma pure nella scrittura, nei reportages, nelle recensioni. Questo il motivo per il quale non mi sento di attribuirgli più di DUE STELLE.
Saggistica
Neri Pozza
2016
256