Diploma maturità classica – Laurea in Giurisprudenza in 3 sessioni e mezza – Pratica legale – Pallavolista di successo – Manager bancario e finanziario – Critico musicale dal 1977 – 6 mesi esperienza radio settore rock inglese ed americano – Studi continuativi di criminologia ed antropologia criminale – Lettore instancabile – Amante della letteratura noir e “gialla “ – Spietato con gli insignificanti. Fabio è venuto a mancare nel maggio del 2017. Ma noi abbiamo in archivio molte sue recensioni inedite che abbiamo deciso di pubblicare perché sono davvero parte della storia della critica musicale italiana

Secondo disco del poeta-musicista Jim Carroll da New York, questo “Dry dreams” (= sogni asciutti) replica alla grande l’album d’esordio “Catholic boy”. Carroll prova a stabilizzare la band che lo accompagna. Tra gli ospiti, spiccano Lenny Kaye del Patti Smith Group alla chitarra nella magnifica e conclusiva “Still life”, e Randy Brecker, grande trombettista jazz e Alan Lanier, già compagno di Patti Smith, tastierista e chitarrista dei celeberrimi Blue Oyster Cult, scomparso nell’agosto del 2013. “Work not play” apre il disco. Cantata “strascicata”, come solo lui sapeva, col gioco delle chitarre in sottofondo. Jon Tiven raddoppia la chitarra e si muiove pure all’organo Hammond. Ottimo il “solo” di chitarra e tuto il brano nell’insieme. “Dry dreams” è un rock serrato e veloce. IL “tiro” sonoro è quello giusto. “Them” ha una struttura quasi “malata” ripetuta e battente. Piace per il timbro delle chitarre, ma non solo. E’ veramente bella. Potrebbe continuare per un secolo… Eccellente. Sanchez alla chitarra dà la sferzata che gli compete La band suona compattissima. “Jealous twin” è proprio rock n’ roll schietto. Suonata a velocità sostenuta, con chitarra e pianoforte in grande spolvero. E’ un classico brano rock Usa. “Lorraine” è lenta e dilatata, parlòa di morfina e strane cose. Carroll uscì fuori con grandissimi sforzi psico-fisici dalla scimmia dell’eroina e, quindi, sa di che cosa parla! Parte quasi recitata, ma quando innesta la marcia rock diventa irresistibile. E’ quasi psichedelia blues quella che si a scolta, col gran lavoro della chitarra. Ossessiva, ipnotica fino all’esaurimento, è un brano tipico del leader. “Jody” apre la seconda parte del disco. E’ arrembante, rotolante, poetica e recitata. Poi diventa una ballata dal passo nervoso ed accelerato e conferma in Carroll un talento purissimo per l’ARTE nel senso più ampio possibile. “Barricades” fluttua sulle sonorità bellissime dell’organo, con le svisate che Jim garantisce con la sua splendida interpretazione vocale. Davvero un fuoriclasse. Accelerazioni parossistiche e rallentamenti stupefacenti, nel vero senso del termine. Fulminante! “Evangeline” è ancora rock anfetaminico. Più semplice della precedente nella struttura complessiva. “Rooms” esalta il pianoforte di Tom Calling e la voce del leader, quasi cabarettistica. Elegante ed evocativa. Infine, “Still Life”, con Lenny Kaye alla chitarra, chiude il disco sul formidabile asse organo/basso/voce, Ipnotica, battente, percussiva, osa l’inosabile, grazie al coraggio inossidabile di Carroll. Brano straordinario nel “solo” di Kaye, ma non sarebbe giusto sorvolare sulla bellezza della composizione. Chiude alla grandissima un disco a livelli di eccellenza assoluta ancora oggi (2017). JIM CARROLL IL POETA DELLA NOTTE.

Dry Dreams Book Cover Dry Dreams
The Jim Carroll Band
Rock
1982