Diploma maturità classica – Laurea in Giurisprudenza in 3 sessioni e mezza – Pratica legale – Pallavolista di successo – Manager bancario e finanziario – Critico musicale dal 1977 – 6 mesi esperienza radio settore rock inglese ed americano – Studi continuativi di criminologia ed antropologia criminale – Lettore instancabile – Amante della letteratura noir e “gialla “ – Spietato con gli insignificanti. Fabio è venuto a mancare nel maggio del 2017. Ma noi abbiamo in archivio molte sue recensioni inedite che abbiamo deciso di pubblicare perché sono davvero parte della storia della critica musicale italiana

Giovanni Battista Bugatti, detto “Mastro Titta” è stato il più famoso boia della storia d’Italia e più specificamente di quella del Papato, dato che era questo ente di misericordia, attraverso la sua polizia ed i suoi tribunali, a stabilire chi mandare sul palco dall’onorevole Mastro Titta affinché costui lo decollasse! Nato a Senigallia il 6 marzo 1779, morì a Roma il 18 giugno 1869. Fu detto anche “Er boja de Roma”. Comunque iniziò ad esercitare la sua “arte” il 22 marzo del 1796 ed arrivò a decapitare 514 condannati. Non 516, perché due furono liquidati dal suo aitante, uno fucilato e l’altro da questi impiccato e squartato. Papa Pio IX mandò in pensione Mastro Titta nel 1864 con un vitalizio mensile di 30 scudi. Nella vita faceva il venditore e riparatore di ombrelli. Mi fa piacere ricordare, a vantaggio della popolazione locale, che la sua prima esecuzione avvenne a Valentano (Viterbo) in località Poggio delle Forche ma a Valentano resta annotata nei registri storici. Come lui stesso racconta, “mazzolò e squartò un certo Marco Rossi in data 28 marzo 1797, in quanto costui era reo di aver ucciso zio e cugino per una non equa spartizione di un’eredità”. (Viterbo docet!). Non era ben visto, per ovvi motivi, dai propri concittadini di Roma, da qui il famoso detto “Boia nun passa ponte”, per indicare che doveva, obtorto collo, stare lontano da certi luoghi della Capitale. Fatta questa doverosa premessa, passiamo al libro.
Durante l’esecuzione di due condanne a morte per ordine del papa mentre espone le teste al pubblico, il boia intravede un volto a lui noto e da lì prende via una storia che per il povero Mastro Titta non ha certo i contorni di una vittoria! L’altro personaggio cardine del romanzo è la giovane Costanza Vaccari in Diotallevi, spesso obbligata, al di là delle sue voglie fameliche, a concedersi a maschi che la concupiscono, per salvare la propria esistenza. Il tutto avviene con intorno una Roma buia, sporca, piena di vizi inconfessabili da parte delle schiatte più alte del mondo papalino. Giudici, ispettori, commissari, cardinali e quant’altro. La trama “gialla” non mi ha affascinato perché troppo farraginosa. L’occasione era troppo ghiotta per descrivere il discutibile papato di Pio IX ma l’autore ha pensato bene di svolazzare su cose più accettabili e meno ruvide. Costanza trascina Mastro Titta in un mistero torbido come il di lei carattere. E questa vicenda rende insonni le notti del boia, pure a distanza di qualche anno. Nonostante l’autore abbia ricevuto numerosi riconoscimenti in precedenza, questo romanzo lascia alquanto con l’amaro in bocca . Lento, raffazzonato, noioso addirittura in qualche passaggio si fatica a dargli le modeste DUE STELLE.

Il vangelo del boia Book Cover Il vangelo del boia
Nicola Verde
Thriller storico
Newton Compton
2017
320