Dopo aver pubblicato il formidabile esordio nel 2016, E’così che si uccide, (che vi consiglio caldamente di leggere) Mirko Zilahy replica con La forma del buio. Nel romanzo precedente, davvero notevole, avevamo conosciuto il commissario Enrico Mancini, il personaggio principale di questi due libri, uomo inquieto, tra l’altro vittima della sciagura che lo aveva colpito con la morte della moglie, malata di cancro e la sua squadra composta dall’ispettore Walter Comello e dagli altri della Questura di Roma. Ed ancora a Roma, in una Roma buia, cattiva, infida, notturna, attraverso i reticoli osceni delle fogne e luoghi e “tane” dimenticate dal mondo dei vivi, tra Villa Borghese e Villa Torlonia, tra l’idroscalo di Ostia e La Casina delle Civette, dal vecchio Giardino Zoologico al Parco Giochi del Vecchio Eur, che si svolge tutta la vicenda. Ed irrompe nella Galleria dei Serial Killers il protagonista cattivo del libro, “Lo Scultore”, un assassino che uccide le proprie “prede”, apparentemente senza connessione tra di loro e con la sua figura, costruendo poi, alla loro morte e coi loro corpi, delle sculture orride che si fatica ad immaginare, ma tutte con una loro traviata logicità. Il libro, che parte inizialmente come un vecchio diesel, si scatena dal terzo capitolo in avanti, fino alla fine. E belli, oltre la tensione che Zilahy costruisce in modo soffocante, ci sono pure le riflessioni tra i protagonisti, come quelle del commissario Mancini assieme al suo maestro, il criminologo Biglia, cui è legato da un affetto da figlio a padre, oltre che professionale. E particolari sono pure le relazioni tra protagonisti del team di Mancini, uomini e donne che hanno il compito durissimo di combattere il crimine. Ed il commissario, che veniva dato per perso, distrutto dai suoi stati psicologici negativi dalla morte della consorte, riesce con un doloroso colpo di reni a riprendersi, portando avanti un’indagine difficilissima, claustrofobica come una parte abbondante dell’ottimo romanzo in parola. E’ così che si uccide è stato da chi scrive valutato con CINQUE STELLE e la dicitura “formidabile” (tra l’altro, in questo nuovo romanzo, c’è un dialogo dolorosissimo, tra Mancini ed il serial killer precedente, da lui salvato dalle fiamme, ma ridotto a poco più che una larva umana), ma anche questo La forma del buio ci conferma in Zilahy uno scrittore di notevole talento, che deve guardarsi solo dalla voglia di una certa ipertrofia d’estro, qui contenuta in modo soddisfacente per il lettore.
Appassionante, con un ritmo raro da trovare in libri del settore, questo nuovo Zilahy si merita in pieno le QUATTRO STELLE. Si fa leggere in pochissimo tempo, nonostante le sue oltre 400 pagine. Buona lettura.
Thriller
Longanesi
2017
420