Ho letto e consiglio il libro di Antonio Ferrara “GARRINCHA, L’ANGELO DALLE GAMBE STORTE”
Garrincha, il “passero” che a 10 anni doveva fumare sigari
La storia di uno dei più grandi campioni di calcio
Tanti pensano che chi gioca a calcio deve essere forte fisicamente, alto e pieno di muscoli.
Vi racconto una storia che dimostra il contrario: quella di Manoel Francisco dos Santos conosciuto da tutti come Garrincha.
Il suo soprannome significava il “passero”.
Era così piccolo che somigliava ad un passero. All’età di dieci anni doveva fumare sigari e bere il cachimbo per fargli passare il dolore alle ossa perché aveva la spina dorsale storta ed il bacino sbilanciato.
Inoltre aveva una gamba più corta dell’altra per via della poliomielite.
I medici lo dichiararono invalido e gli sconsigliarono di giocare a calcio.
A sedici anni gli mori la madre.
Ma la sua passione era il calcio. Ed a furia di giocare lo notò un ex giocatore del Botafogo che gli diede un biglietto da consegnare al campo della squadra dove serviva un’ala destra. Il primo allenamento il suo avversario diretto era Nilton Santos, un giocatore forte che aveva giocato nella nazionale brasiliana sedici volte.
Garrincha lo dribblò due volte e gli fece passare la palla tra le gambe.
Venne acquistato dal Botafogo che lo pagava come un operaio ma a lui non importava perché giocare a calcio era quello che aveva sempre voluto. Il medico della squadra diceva che era un invalido e non poteva giocare. Ma arrivò in nazionale e vinse il mondiale del 1958.
Diventò famoso ed anche i tifosi incominciarono a chiamarlo Garrincha ma per un altro motivo: perché dicevano che correndo con i suoi piedi storti saltellava come un passerotto e faceva i tiri a banana perché partivano dritti e alla fine curvavano ingannando il portiere.
A lui piaceva dribblare. Il suo allenatore diceva che dribblava troppo ma tutti dicevano che un giocatore come lui non si era mai visto. Il suo Botafogo incontrò il Flamenco e lui giocò alla grande. Vinse tre a zero e fece due gol. Il giorno dopo sul giornale “Oglobo” in copertina mise un fotomontaggio dove si vedeva la sua squadra fatta da undici Garricha tutti uguali come a dire che lui era tutta la squadra.
Lo chiamavano “ la gioia del popolo” e lui ne andava fiero.
Ma un giorno ci fu il fallo di Zito che lo prese proprio sul ginocchio che era da tempo malato.
Steso sul letto dell’ospedale con il ginocchio ingessato guardò fuori dalla finestra e gli passò davanti tutta la vita, i dribbling, le gioie ma anche le amarezze che la vita gli aveva riservato.
E pensò che la sua vita era stata bella perché era sempre stato e rimasto Manè Garrincha, il passerotto, l’ala destra del Brasile.
Morì prematuramente all’età di 49 anni.
Diego, 12 anni
Graphic novel
Uovonero
2016
120
https://ilviterbinosite.wordpress.com/