“Ok computer”, il terzo album dei Radiohead, compie vent’anni.
Un momento di rottura dopo Punk, Post Punk, Grunge, Hard Rock, Pop Rock… verso il nuovo millennio.
I Radiohead si sono lasciati contaminare ed hanno creato una nuova strada. Verso nuovi contenuti e nuove sonorità. Distorsioni su distorsioni di Pablo Honey (1993), il minimal acustico rotto da qualche lampo elettronico di The Bends (1995) e il cambio di rotta. Ok computer (1997) verso i più sperimentali Kid A (2000) e Amnesiac (2001). Hail to the Thief (2003) e In Rainbows (2007) mischiano di nuovo le carte. The king of Limbs (2011) e A Moon Shaped Pool (2016) sono proiettati verso un incerto e ignoto futuro.
La missione sembra essere quella di trovare la colonna sonora perfetta per il mondo. Non di una generazione o di una classe sociale, di una città o di uno stato d’animo. Del mondo, in tutte le sue sfaccettature interiori ed esteriori. Una missione complessa e mai completa che porta ad una continua sperimentazione e che fa del continuo cambio d’identità, l’identità stessa.
La grande novità di Ok Computer è stata la potente dose d’intimità. Un nuovo modo di ascoltare, individuale e maledettamente emotivo.
Dei Radiohead e di questo album si è detto anche troppo.
No alarms, no surprises.
Dolce rassegnazione. La malinconia, l’amarezza e l’ingiustizia della vita non vengono urlate con rabbia ma inserite in una dolce cornice musicale. Come una ninna nanna, come a dire: “Dormi piccola ed impotente creatura, tutto cade a pezzi e non ci puoi fare niente”.
Dialogo di Giorgia e Carlo su “No surprises”. Traccia tratta dall’album Ok computer.
C. La musica è fondamentale. A volte un accordo ti entra dentro più di mille parole e il testo deve essere inserito nell’atmosfera adatta.
G. Sono d’accordo. La musica è l’unica arte in grado di farci entrare in contatto immediato con l’assoluto. E’ immediata ed il legame è istintivo e diretto.
C. Mi hai detto che c’è un distacco tra testo e musica in “No surprises” dei Radiohead. Perchè lo pensi?
G. Perché la musica è dolce, il testo di denuncia. Si tratta di una denuncia quasi inutile: “nessun allarme, nessuna sorpresa”. C’è un distacco tra la denuncia quasi ormai indifferente, inutile e la musica che invece va per conto suo. Questo si nota anche nel video dove pian piano l’acqua copre tutta testa.
C. La pesantezza del contenuto testuale e la leggerezza della musica. E’ la denuncia di una realtà amara e una dolce melodia come fosse una ninna nanna. Un lasciarsi andare, dormire, lentamente morire. Quindi, forse, non c’è tutto questo distacco.
G. Secondo me invece c’é. Più che di distacco parlerei proprio di dicotomia tra testo e musica.
C. Penso che, soprattutto nella seconda parte, il testo combaci perfettamente con la musica: “questo è il mio attacco definitivo, il mio mal di pancia definitivo…”
G. Ho capito che intendi. C’è quasi una rassegnazione che parte dalla presa di coscienza dell’incapacità di poter cambiare le cose e da questa rassegnazione nasce la dolcezza.
C. Sì. Smettere di lottare. Rassegnazione. Lasciarsi morire. Addormentarsi.
G. Ma è una dolcezza inquieta.
C. In ogni caso dolcezza. La dolcezza di chi è impotente di fronte a qualcosa di troppo forte o troppo grande. Come la dolcezza di un bambino.
G. Infatti sembra una ninna nanna.
C. Come l’acqua che lentamente entra nella boccia di vetro che avvolge la testa di Thom Yorke. All’inizio ha fiato per parlare, poi prende l’ultimo respiro e continua comunque a parlare. E’ consapevole del fatto che l’ossigeno sta finendo …e, dolcemente, morirà.
G. …una dolce morte.
Alternative rock
1997