Preceduto da una serie di elogi sperticati, a partire da Philip Roth (“La grande Edna O’ Brien ha scritto il suo capolavoro”) fino a The New Yorker (“Straordinario e disturbante”) Financial Times (“Memorabile”), The Guardian (“Spettacolare, spietato, ambizioso”), ci si accinge alla lettura del volume pensando di trovarsi di fronte a chissà quali meraviglie. Beh, per quanto mi riguarda, l’effetto è solo parziale e pure discontinuo nell’arco delle circa 300 paginette. Forse per un malcelato ed incomprensibile senso di colpa, del quale non si comprende né l’origine, né la ragione, ogni volta che si parla della ex-Jugoslavia e di quanto sia stata feroce la guerra tra serbi, croati, bosniaci e musulmani in quelle cattive terre, si va a stuzzicare le corde dell’emotività di tutti coloro che solo da lontano hanno percepito qualcosa che nessuno fino ad oggi, seriamente, ha descritto e cioè quella guerra iniziata all’alba degli Anni Novanta e che portava le parti avverse tra di loro ad inchiodare i rivali nemici sulle loro porte di casa. Qui, si parla di una relazione improbabile tra una donna, già in stato confusionale per conto suo, che a dispetto del legame matrimoniale col legittimo ed un po’ trascurato marito, va ad innamorarsi, in un villaggio sulla costa irlandese, di un misterioso personaggio, spintosi fino lì, presentatosi come poeta, guaritore, somministratore di pozioni magiche ed in grado di curare i dolori, specie quelli relativi a problemi sessuali. Dolori della psiche, quindi. E Fidelma, protagonista femminile, ci casca con tutte le scarpe. Lui la circuisce, la mette incinta e viene poi arrestato, tra lo stupore generale, perché in realtà è un criminale della ex-Jugoslavia, tal Vladimir Dragan, artefice dei delitti e delle atrocità più belluine in quelle terre. Violentata con metodo da tre belve di quella razza slava che ben conosciamo noi italiani, pure alla luce dei recenti accadimenti, ma ben prima grazie alle sempre, fino all’altro ieri, discusse foibe titine, Fidelma in una notte di terrore perde il bambino per queste violenze e si trova a vagare in una “terra di nessuno”, come immigrata, avendo abbandonato il suo paese. Il resto non lo svelo e lo lascio a coloro che vorranno leggere il lodato volume. Volume che, solo a sprazzi suscita interesse nella narrazione mentre per lunghi tratti mi ha francamente annoiato. Ma lei presenzia al processo dell’ex amante. Lei finisce col perdere tutto ma proprio tutto ed è difficilissimo tirare avanti. Il finale è triste. La storia si riscatta proprio nelle pagine conclusive, anche se un po’ troppo frettolose. DUE STELLE E MEZZA.
Stile Libero Big
Narrativa
Einaudi
2017
304