Solo per Ida Brown è un libro coltissimo che, sotto l’apparenza di un thriller, cela politica, filosofia, letteratura e una non certo pacata critica alla società americana. Che in questo testo viene raccontata attraverso la bizzarria e la ferocia del mondo accademico, fatto di star che si credono intoccabili, giovani rampanti e gelosie intestine.
Del resto il grande Riccardo Piglia, che di questo meraviglioso libro è l’autore, ci ha sempre abituati ad una letteratura che è andata dipanandosi tra indagini mescolate tra poliziesco e letterario. Piglia, recentemente scomparso a causa della SLA, è stato un grande scrittore, critico e saggista argentino che nella grande tradizione letteraria di questo paese si è inserito portandosi addosso l’alone di mostri sacri come Borges ma anche tutta la grandiosità della migliore letteratura europea.
Anche in Solo per Ida Brown la storia ci è raccontata da un alter ego non nuovo (per i lettori di Piglia), un professore, Emilio Renzi, che si trova ad affrontare una sorta di indagine che è soprattutto letteraria e storica. Il protagonista, proprio durante un periodo molto difficile della sua vita, viene invitato a passare un periodo di insegnamento e ricerca alla Taylor Univeristy, non lontana da New York.
In questa università verrà in contatto con studenti assai brillanti ma anche con “baroni dell’insegnamento”, singolari tenzoni a suon di gloria mondana, fatta di un’intellettualità brandita come arma. Ma qui, più di ogni altra cosa, incontrerà Ida, anche lei insegnante, donna dalla vitalità prorompente e dall’impegno politico mai nascosto. Sarà per lui un’ancora di salvezza, una boccata di ossigeno sia per il lavoro sia per la vita. Ma le cose non andranno nel migliore dei modi. Ida rimarrà uccisa in un misterioso incidente d’auto e Emilio comincerà una disperata ricerca della verità.
Ma non pensate ad un classico giallo. Perché la struttura da thriller è, in realtà, una ricchissima sequenza di citazioni letterarie tra Conrad e Melville, Shakespeare e Marx ma, soprattutto, una critica neanche tanto velata alla società americana. Dalle prime pagine Piglia, per bocca del suo alter ego Emilio Renzi, non nasconde l’intenzione di critica sociale, come in queste illuminanti righe: “Pacifici ed eleganti, i campus sono concepiti per escludere esperienza e passioni ma, sotto la superficie, fremono ondate di collera intestina: la violenza terribile degli uomini educati. Il chair di Modern Culture and Film Studies, Don D’Amato, era veterano della Guerra di Corea e tutti dicevano che fosse proprio per questo che era stato nominato alla direzione del nuovo Dipartimento. Fra non molto i professori incaricati dell’amministrazione delle università saranno tutti uomini con un passato in guerra o in prigione.”
Forse la definizione più corretta di questo libro l’ha data Goffredo Fofi, parlando di un thriller intellettuale, in cui il pretesto narrativo dà vita ad una impressionante quanto coltissima digressione letteraria che mette in parallelo la ricerca socio-politica a quella appunto della letteratura. E con questo espediente guarda alla società americana con il distacco e il cinismo (nel senso filosofico del termine) tipico dell’uomo colto argentino e, in quanto argentino, ammantato di cultura europea. Non si tratta di superiorità di una cultura rispetto ad un’altra ma proprio di una diversa lente di lettura.
E proprio grazie a questa lente, il romanzo ci condurrà fino alla scoperta del colpevole della morte di Ida. Non a caso professore anche lui, un matematico nichilista che vive isolato. Emblema di un mondo che ormai pensa che solo un’azione diretta e forte possa attirare l’attenzione. C’è Dostoevsky e Tolstoy, c’è il richiamo anacronistico e per questo attualissimo alla lotta di classe e c’è la disperata ricerca di opporsi a ciò che il mondo è diventato.
Un libro che è una stratificazione di generi, stili e letture, in cui l’autore sembra voler rispettare i clichè di un genere per scompigliarli all’improvviso quasi più con il non detto, con il suggerito che non con la prepotenza di un’alzata di voce.
Bellissimo
I narratori
Narrativa
Feltrinelli
2017
234