ANTEPRIMA MONDIALE DI ALDO NOVE. OVERDOSE DI REALTA’
Anteprima mondiale. Alla fine di questa lettura si possono prendere due strade. Constatare che si tratta di una condizione generale e, allontanato lo spettro della diversità, riprendere a vivere come se niente fosse. O aprire un altro libro.
Se Woobinda (Woobinda e altre storie senza lieto fine, Aldo Nove, 1995) vent’anni prima ha dato l’allarme su qualcosa che stava per accadere, Anteprima mondiale è scritto direttamente dalla catastrofe.
Il virtuale sta risucchiando ogni energia. Come un mostro che alberga tra realtà e irrealtà succhiando vita sia dalla quotidianità che dalla fantasia.
La virtualità ha alcuni effetti collaterali.
Uno è quello che tanto bene ha cantato al mondo intero Laura Pausini, e si chiama solitudine. Come diceva Aristotele, l’uomo è un animale sociale. E Gianni era un animale sociale. Come i suoi genitori, come la stragrande maggioranza di quel gruppo di esseri viventi appartenenti al genere umano.
Allora non basta Twitter.
Non basta Badoo.
Non basta Facebook.
Non bastano le ore spese a cercare articoli improbabili su eBay.
Un quadretto postmoderno che ci proietta nello squallore e nella bassezza di un’epoca. La critica è continua e martellante. La scrittura di Aldo Nove è una boccata d’ossigeno per la letteratura italiana contemporanea. Decisa, incisiva, ironica e dissacrante. Non ci sono soluzioni. C’è il male che ci procuriamo. Ci sono i drammi e le credenze di questa società.
Un tempo, quando c’era Moro, quando c’erano le Brigate Rosse, quella sì che era serietà. Non l’Isis, o la corruzione che c’è nel calcio. Nell’Ottocento, per non sapere né leggere né scrivere, hanno inventato lo spazio grazie a Kant, la nostra dignità di esseri umani anche senza comprare l’automobile a rate.
Aldo Nove lavora anche sul grande corto circuito della comunicazione. La mancanza di argomenti è inversamente proporzionale alla disponibilità dei mezzi comunicativi. Tutto viene postato sui social network. Una pattumiera che frantuma ogni cosa fino a ridurla a niente. Nella confusione generale non si capisce cosa sia importante e cosa no. Cosa sia verità e cosa menzogna. Frammenti di frammenti di realtà. E guai a dire che tutto questo non sia realtà. Ovunque ti giri c’è realtà! Un’overdose di realtà.
Tanto sono tutti corrotti.
Ci vorrebbe il comunismo, quello vero, come quando c’era Mussolini. Tutti in Pakistan. Altro che Europa. Prima, i froci al muro. Secondo, gli immigrati a casa loro. Secondo, fuori i mussulmani dall’America.
Incominciamo dall’America.
Poi li facciamo fuori tutti. Oppure nei campi di lavoro.
Uno stato di confusione mentale, ignoranza generalizzata e voglia di far valere i propri istinti. Non a caso il MEME è uno dei migliori formati comunicativi di questa epoca. Un’immagine e cinque o sei parole. Grande indignazione. Assenza di riflessione e il gioco è fatto. Non importa più cosa sia vero e cosa non lo sia. Il senso critico è impegnato in una perenne vacanza. Tra selfie su spiagge cristalline e cocktail belli da vedere.
Dopo la solitudine e l’ignoranza, l’alienazione. L’annullamento della propria vita a favore di vite inesistenti.
Il sogno della vita di molti è chiudersi in casa per giorni a guardare tutte le stagioni di una serie, senza più pensare a che giorno è. Le serie vivono per noi, e noi le commentiamo guardandole.
Come fa Dio con noi.
Ci lascia fare.
Siamo la sua serie.
Immaginazione al potere.
L’immaginazione al potere
per evitare stragi
fa le stragi,
per evitare
la morte fa i morti,
è il sistema dell’immaginazione
e la sua perpetuazione intervallata
da scenette famigliari
e dissoluzioni famigliari
perché il perno
dell’immaginazione
è la famiglia
tradizionale ovviamente
come la paura
e l’estensione del suo dominio,
quei silenzi
che pesano negli anni
che diventano secoli,
quel sogno d’amore
perennemente
infranto
perché è solo
immaginazione.
Il regno dei cieli sta al Medioevo come la speculazione finanziaria sta a questa epoca irreale.
La Bocconi è un’università milanese allora ritenuta il top per affrontare un mondo sempre più irreale. Come nel Medioevo, si considerava questo mondo e la nostra vita su di esso qualcosa di provvisorio, sopra la quale non c’era però il Regno dei Cieli ma la speculazione finanziaria.
Questo è vero tuttora e continuerà a esserlo fino a che il mondo intero non prenderà coscienza di questo e ci sarà una rivolta planetaria, oppure il surriscaldamento globale.
Molto più probabile la fine del mondo che anche la sola ipotesi di una rivolta. Perché a partire da Woobinda, dalla falsità, dalla società dello spettacolo, dalla società liquida, dallo sciame digitale… abbiamo scelto di far parte di un grande gioco. Abbiamo sposato sistemi e stili di vita, creato miti e nuove divinità. Quel gioco è ora diventato vita. Ora non c’è altro.
Se da anni stiamo fingendo di giocare un gioco finto, prenderne atto è lo scandalo necessario. Perché giochiamo a che non c’è più scandalo.
Voltando la faccia altrove.
Ma altrove inizia a erodersi.
Dobbiamo sederci adesso, e pensare. Abbandonare la nave che ci ha imbarcati tutti verso un porto allucinato.
Scendere e ricominciare su un’altra nave.
Tutto e altrove. L’Europa è un posto in cui si arriva morendo.
La stanno ancora facendo.
Come un disco rotto.
Come un’invasione molesta di non senso.
Fare la morte.
Che si continua a incantare.
Come un disco rotto.
Come un’invasione molesta di non senso.
Fare la morte.
Che si continua a incantare.
Come un disco rotto.
Come un’invasione molesta di non senso.
Fare la morte.
Che si continua a incantare.
Letteratura
La Nave di Teseo
2016