Fastello è una piccola frazione viterbese attraversata dall’omonima strada provinciale e situata a ridosso del confine con Montefiascone. La borgata, immersa nel bel paesaggio collinare che dai Monti Volsini digrada verso il Tevere, si è formata in tempi non remoti, a quanto pare tra il XVII e il XVIII secolo. Originariamente le abitazioni erano costituite soprattutto da grotte, secondo una tipologia di insediamento piuttosto diffusa nella parte nord-orientale della Tuscia (San Lorenzo Vecchio, Le Coste, Grotte Santo Stefano, Vetriolo, ecc.). Nonostante il fatto che Fastello, per questi motivi, non vanti particolari attrattive dal punto di vista architettonico, merita tuttavia una certa attenzione dal punto di vista linguistico e folclorico: la parlata locale, simile a quella montefiasconese, si differenzia da questa sia per alcuni tratti particolarmente conservativi, sia per la presenza di elementi che anticipano i dialetti tiberini; inoltre, è qui attestata un’interessante variante della gara del solco dritto, connessa al culto di Sant’Isidoro l’Agricoltore – patrono della frazione – e detta pertanto “solco di Sant’Isidoro”. Le ultime edizioni della manifestazione risalgono al secondo dopoguerra, anche se a partire dal 2012 la gara è stata recuperata dal comitato di festeggiamenti, il quale ha dovuto presentarla, per ragioni pratiche, in una versione aggiornata, in cui i solchi vengono tracciati da un aratro non più trainato dai bovini ma dai moderni trattori agricoli. Nel corso degli anni mi sono occupato di Fastello a più riprese, sia sulle pagine di questa rivista che altrove. Se da un lato le mie ricerche sono state agevolate dalla disponibilità della comunità locale, dall’altro sono state ostacolate dalla quasi totale assenza di fonti scritte riguardanti la borgata, la cui storia ho pertanto potuto ricostruire soltanto in maniera incerta e parziale. Non posso quindi che accogliere con gioia il nuovo libro di Rinaldo Cordovani – frate francescano nativo del luogo, studioso rigoroso e affidabile, con diverse pubblicazioni all’attivo -, intitolato Fastello e la sua chiesa -1931-1947 – Cronistoria-Diario della Vicaria Curata di Santa Lucia Filippini in Fastello. Il libro, dato alle stampe la scorsa primavera dalla casa editrice viterbese Sette Città, è ancora più interessante di quanto lasci presagire il titolo, poiché la cronistoria viene presentata in un quadro più ampio, ricostruito dall’autore a partire dalle scrupolose ricerche effettuate tra le fonti d’archivio (soprattutto diocesi di Montefiascone e comune di Viterbo) e quelle edite.
La monografia, che consta di 212 pagine, si articola in cinque parti, ovvero: I) “Premessa”, nella quale viene ricostruito il panorama storico e sociale in cui si inserisce la redazione del manoscritto; II) “Gli insediamenti”, dove vengono descritti sia i nuclei abitativi che formano Fastello che la vicina borgata montefiasconese Le Casale (il cui toponimo ufficiale è “frazione Ranucci”, dal nome della famiglia che l’ha fondata), presso la quale si trova la chiesetta rurale dedicata a Sant’Isidoro, punto di riferimento religioso dei fastellesi prima che disponessero di una propria parrocchia; III) “La chiesa di Santa Lucia Filippini a Fastello”, in cui vengono narrate la vicende che hanno portato alla costruzione dell’edificio, dalle prime richieste da parte della popolazione fino alla sua edificazione, avvenuta tra il 1931 e il 1933; IV) “Cronistoria-Diario della Vicaria Curata di Santa Lucia Filippini in Fastello”, ossia la trascrizione del manoscritto redatto dai religiosi a cui è stata affidata la cura delle anime dal 1931 fino al 1947; V) “Documenti”, un vasto apparato di documenti d’archivio; VI) “La memoria”, dove sono raccolti contributi di religiosi, studiosi e appassionati locali, relativi anche alla cultura immateriale; VII) “Repertorio fotografico”, contenente decine di fotografie dell’ambiente descritto e di manifestazioni locali. Passando alla parte principale del libro, ossia la cronistoria – il cui manoscritto originale è composto da 106 pagine -, si osserva come questa contenga numerosi appunti non solo sulla vita religiosa dei fastellesi, ma anche su quella comunitaria, ovviamente descritta dal punto di vista dei sacerdoti che si sono occupati della redazione del diario. Piuttosto frequente, ho notato, è la condanna al ballo, che appare ad esempio nei seguenti passaggi:
“febbraio[1936] – Il Carnevale porta anche quest’anno i disordini del ballo. Sono poche le case da ballo (3 famiglie) ma sono veramente impenitenti. Febbraio[1939]. Anche quest’anno il carnevale porta i disordini del ballo, ma richiamati dal curato, molti se ne astengono, solo una casa dà la veglia. 5 aprile[1942]. S. Pasqua. Affollatissima la Messa Eucaristica e totalitaria partecipazione alle Sacre funzioni. In precedenza fu fatta la benedizione alle case. Due non furono benedette perché si tenne in esse qualche ballo promiscuo. 16 gennaio [1944]. Si comincia a notare una smania di “festeggiare” il Carnevale. Non fanno abbastanza riflettere il cupo rimbombo degli apparecchi che ogni giorno sorvolano il nostro cielo e lo schianto delle bombe che cadono a pochi chilometri!”
La nota del religioso fa riferimento alle incursioni aeree alleate che colpirono Viterbo a più riprese a partire dall’estate del 1943. Il passaggio, secondo Cordovani, venne in realtà redatto qualche giorno più tardi della data riportata: in effetti il 17 gennaio – quando ebbe luogo il più violento bombardamento del capoluogo provinciale – alcune bombe caddero anche a Fastello, provocando la morte di un militare. Non mancano, quindi, annotazioni di interesse storico, così come di carattere politico:
“12 maggio 1946. Festa di Sant’Isidoro. Numerose le S. Comunioni alla prima Messa affollata di fedeli. Si nota qualche ritardatario nella soddisfazione del precetto Pasquale. La seconda Messa, cantata, è celebrata ai Casali. La terza, pure cantata, in Parrocchia, dal Rev.mo P. Pietro Giorgi dei Frati Minori che con calda parola e con profondo sentimento lesse il panegirico del Santo. La sera, i Vespri, la Processione e la Benedizione Eucaristica. Poi, ecco ciò che il Vicario Economo aveva previsto: la gioventù di Fastello iscena [sic] di nuovo, sobillata dai Cellenesi, un ballo pubblico in piazza al suono di alcuni strumenti che sono stati lasciati dal Corpo bandistico, minacciato di non ricevere pagamento se avesse prestato questo servizio, sciolto dal suo truffatore Maestro. Dinanzi all’inganno non è restato al Vicario Economo che disapprovare il fare disonesto dei Comunisti di Celleno e dichiarare di prendere posizione per altre circostanze. La tensione è fortissima.”
Il “fare disonesto” dei comunisti del paese limitrofo aveva a che fare, verosimilmente, con le imminenti votazioni del 2 e 3 giugno, con le quali gli italiani furono chiamati da un lato a scegliere la forma istituzionale dello Stato, e dall’altro a eleggere i componenti dell’Assemblea Costituente:
“2 giugno. Fastello, che ha veduto nella sua piazza propagandisti di ogni colore, si è presentato alle urne. Grande la gioia di aver avuto il seggio elettorale nella Scuola Rurale. Così la popolazione, non influenzata come il 7 aprile [giorno delle elezioni comunali] dai Repubblicani addetti al trasporto degli elettori, ha mostrato seriamente il suo pensiero, presentato la sua fisionomia. Netta la vittoria democristiana con forte scarto sugli altri Partiti che pochissimi voti hanno conseguito. Nel Referendum istituzionale si notava una debole maggioranza per la forma di Governo repubblicana.”
Dalla cronistoria possono poi essere tratte informazioni di altro tipo, ad esempio relative al culto di Sant’Isidoro, ma è mia intenzione dedicare a questo genere di notizie un contributo apposito. Credo, comunque, che i frammenti del diario qua riprodotti siano di per sé sufficienti a indicare l’interesse della monografia di Rinaldo Cordovani, che consiglio agli appassionati e agli studiosi della storia della Tuscia viterbese.
Storia locale
Sette Città
2017
214
La Loggetta n° 112 Autunno 2017