Fabio Orrico vive e lavora a Rimini dove è nato nel 1974. Ha pubblicato le plaquettes L'angolo (2000) e 20 poesie sullo spaesamento (2002), le raccolte di poesie Strategia di contenimento (Giulio Perrone Editore, 2005) e Della violenza (Fara editore, 2017). Insieme a Germano Tarricone ha scritto il thriller Giostra di sangue (Echos edizioni, 2015) e il noir Estate nera (Golem editore, 2017). Per Eroscultura è uscito nel 2016 il romanzo Il bunker in formato ebook. Scrive di cinema sul blog zonadidisagio.wordpress.com e di letteratura su scrittinediti.wordpress.com.

Fabio Orrico, scrittore, critico letterario ed esperto di cinema, ci parla qui dell’esordio letterario di Jean Patrick Manchette, finalmente pubblicato in Italia con la traduzione di Roberto Marro.
Siamo molto felici di ospitare questa recensione di Orrico di cui proponiamo anche questo video. Orrico, insieme ad altri, è tra i fondatori della rivista on line Scritti Inediti

JEAN-PATRICK MANCHETTE, JEAN-PIERRE BASTID: CHE I CADAVERI SI ABBRONZINO

Scritto in tandem con Jean-Pierre Bastid, autore purtroppo da noi sconosciuto e praticamente mai tradotto, Che i cadaveri si abbronzino è l’esordio letterario, datato 1971, di Jean-Patrick Manchette, luminosa stella di quello sfavillante firmamento che è (stato) il noir transalpino. Dal dimenticato Delacorta, i cui libri ormai fuori catalogo valgono lo sforzo di una ricerca su bancarelle e nei negozi di usato a scrittori leggermente più fortunati nella nostrana ricezione come Hugues Pagan e Didier Daeninckx, il noir francese è un territorio in cui l’amore per la tradizione autoctona convive con l’amore per i classici statunitensi. In più i francesi sono bravi nell’introdurre una buona dose di poesia dadaista, uno sguardo spiazzante che tiene il genere sempre in bilico sul baratro della parodia consapevole ma senza mai cederle fino in fondo, così come non disdegnano riferimenti precisi alla cronaca passata o contemporanea, teorizzando con grande meticolosità un noir di impegno civile che, per dirla con lo stesso Manchette, guarda alla lezione di Dashiell Hammett e alla sua narrativa behaviorista.
Che i cadaveri si abbronzino è un romanzo veloce, serratissimo, leggendo il quale sembra di sentire il ticchettare di una bomba a orologeria, popolato di decine di personaggi e con un’unica ambientazione: un paesino del sud della Francia, abitato da una bizzarra enclave di intellettuali e hippy. In mezzo ai corpi sudati, lucidi di olio solare e ai dialoghi di quest’umanità annoiata, ecco però un gruppo di criminali, freschi reduci da una cruenta rapina a un portavalori. Destino vuole che, del tutto casualmente, vengano raggiunti da due poliziotti. Capita da quelle parti anche l’amante abbandonata di uno scrittorucolo antipatico e supponente, decisa a chiedere all’uomo di prendersi le proprie responsabilità. Vittima e carnefice allo stesso tempo è poi Luce, artista contemporanea non più giovanissima, ricca e in cerca di un’ispirazione ormai persa, forse il personaggio più dirompente del libro, felicemente e stupidamente amorale.
Che i cadaveri si abbronzino si muove con una progressione implacabile: Manchette e Bastid non sprecano una parola, un’immagine. Dalla rapina, sanguinosa e spiccia, si passa al tentativo di fuga e poi tutto, ma proprio tutto, comincia ad andare storto, dando vita a un ininterrotto gioco al massacro di un centinaio di pagine.
Non avendo letto altro di Bastid non ci pronunciamo su di lui ma per quanto riguarda Manchette, dobbiamo dire che la sua mano è riconoscibilissima, così come il suo infernale senso dell’umorismo e la semplicità geometrica della trama. La scrittura manchettiana è come sempre aliena a ogni psicologismo e c’è un po’ (o forse molto) di Emile Zola nella sua capacità di far reagire personaggi e ambiente (sociale e geografico) per mettere in moto il meccanismo narrativo. Il Manchette che conta è già pienamente espresso da queste pagine. E in fondo, tutto il decennio in arrivo, con le sue guerre intestine, i suoi terrorismi e le sue contraddizioni è già preconizzato (e sull’argomento terrorismo Manchette dirà la sua l’anno successivo con Nada, per chi scrive il suo capolavoro).
Opera secca e potente, ibrida e immaginifica per come incrocia il poliziesco con scenari quasi western, Che i cadaveri si abbronzino è il primo e irrinunciabile passo di un cammino che, di lì a poco, avrebbe rivoluzionato il genere.

Che i cadaveri si abbronzino Book Cover Che i cadaveri si abbronzino
Jean-Patrick Manchette e Jean-Pierre Bastid traduzione di Roberto Marro
Noir
Edizioni del Capricorno
2017
224