Sono nato a Orvieto il 21 agosto 1985. Laureato in filologia moderna all'università della Tuscia. Sono giornalista pubblicista. Le mie passioni sono musica, letteratura e cinema. Amo le contaminazioni e la ricerca di nuovi stili da adattare a questa assurda modernità. Ho scritto anche un libro: Inverni. La città che muore, Sette Città editore

L’albergo delle fiabe” di Elio Pecora potrebbe essere il primo vero passo verso la poesia.
Un bambino che si avvicina alla parola è la più grande conquista dell’umanità.

L’orecchio dei bambini e quello del poeta. Ascoltano voci che gli adulti non odono più. Quelle della fiamma e del vento, dell’angelo e dell’orso di pezza, degli animali e delle piante. E quelle degli uomini. Diciotto poesie piene d’amore per la vita. Quella di tutti. Versi semplici, diretti, mai però manichei: “E il segreto del sapiente forse è starsene così a cercare tra la gente quel che c’è nel no e nel sì.
Così Orecchio Acerbo Editore presenta la raccolta.

Versi di Elio Pecora e illustrazioni di Luci Gutiérrez.
Si parte dall’oggetto. Il libro.
Per rendere accattivante un libro per bambini le case editrici di settore sono passate a copertine con spettacolari effetti speciali, colori lucidi che cambiano a seconda della posizione. Suoni. Luci.
Libro che sembra un gioco o gioco che sembra un libro. Spesso si cerca di incastrare questo vecchio oggetto tra le innumerevoli cianfrusaglie digitali.
Si cercava di attirare l’attenzione, magari, con l’inganno.
La tendenza, oggi, sta cambiando. L’essenzialità, diventata eccezione, spicca tra milioni di inutili pixel. I libri, anche quelli per bambini, sono alla ricerca di formule minimali. “L’albergo delle fiabe” sposa questa logica. Ha una struttura robusta, la copertina non si piega grazie a un rinforzo di cartone rigido. Carta opaca, immagini chiare e semplici nonostante trame fantasiose e surreali. Copertina gialla. Autore, titolo e il disegno di una piccola bambina che legge seduta su una grande sedia a dondolo.
Leggere qualche riga ai bambini, la sera, dovrebbe essere obbligatorio per legge.
Così, una sera, capita che una bambina di tre anni decida di smettere di guardare i cartoni e chieda ai genitori di leggere “Il libro delle poesie”. Lo chiede così. Perché c’è il libro della principessa, il libro di Pinocchio, il libro delle fate, il libro di Natale, il libro blu, il libro rosso… ma questo, nonostante non sia l’unico della bambina scritto in versi, è stato elevato ad essere “Il libro delle poesie”. E’ scritto sulla copertina, lei lo sa nonostante non sappia ancora leggere.
C’è qualcosa di enorme in questa definizione. Il seme di quello che sarà uno dei ricordi che la accompagnerà per tutta la vita. Qualcosa di impossibile da spiegare.
Musicalità e semplicità dei versi sono il vero punto di forza. Penetrano immediatamente nella testa di grandi e piccini.
C’è sempre voglia di arrivare alla fine e di ricominciare con la prossima.
Lettura e ascolto diventa una vera esperienza condivisa dove la bambina può scegliere con che tono di voce il genitore debba leggere questo o quel passo. “Piano, questo si dice piano” sussurra dolcemente. “No, questo ha la voce grossa!” Non sa leggere ma, con i suoi tre anni, riesce ad entrare nelle parole e nei personaggi non necessariamente persone.
Poesie in rima baciata o alternata e filastrocche dove non esistono più gli stereotipi delle fiabe tradizionali. Questo è l’importante punto di partenza. “L’albergo delle fiabe”, la prima poesia, quella che da il titolo alla raccolta, descrive i personaggi delle fiabe tradizionali come fossero attori teatrali. Mentre i bambini dormono c’è chi ripassa la parte chi scherza e gioca.
Non ci sono buoni o cattivi per definizione. Ci sono infiniti inviti a riflettere. Sulle emozioni, sulle cose, sulle persone. Sul tempo e sulla natura. Sul mondo, intorno al mondo.
Un insieme di stimoli di ogni genere, forma e colore. Non è mai troppo presto per iniziare a farsi delle domande.
Non è mai troppo presto per riempire di dubbi ogni cosa. “Chi dubita sa,e sa più che si possa sapere” scriveva Giacomo Leopardi. E’ sicuramente vero che i bambini hanno bisogno di certezze, è altrettanto vero che il dubbio è l’inizio di ogni ricerca. Poco importa che l’invito arrivi da un re o da un uomo che possedeva una sola camicia. Che venga da un uomo o da un orso. Da Biancaneve o dalla matrigna, da una bambina o da una sveglia.
Che venga da un sogno o dalla realtà. L’importante è coglierlo. Il primo passo verso la costruzione del senso critico.
L’albergo delle fiabe non aspetta altro che lo sguardo affamato e l’orecchio attento di un bambino. Le fiabe di sempre si riempiranno di altre mille e mille domande.

L'albergo delle fiabe Book Cover L'albergo delle fiabe
Versi di Elio Pecora e illustrazioni di Luci Gutièrrez
Orecchio Acerbo
2007
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