Alla fine dello scorso marzo è arrivata la notizia che Carlo d’Inghilterra e quindi la Regina Elisabetta II, hanno conferito il Cavalierato della Corona Inglese al leggendario Ray Douglas Davies, leader dei favolosi Kinks, responsabili della mia “malattia” per il rock fin dai tempi del riff assassino di “You really got me” (1964), quando portavo i calzoncini corti e spendevo i pochi spiccetti che mi davano a casa mia, inserendoli nel juke box per ascoltare tre pezzi con 100 lirette! E quel singolo dei Kinks faceva sempre parte della scaletta. Non solo Ray Davies è Baronetto, ma è l’unico ad avere due riconoscimenti dalla Corona di Sua Maestà: era ed è giusto così. Questo è, forse, l’ultimo capolavoro della loro discografia.
Già il disco del 1977 “Sleepwalker” era stato un ottimo album, ma qui la finezza, la misura e la voglia di scrivere piccole rapsodie pop tengono il livello superiore. Ray Davies compone almeno due hit di sicuro spessore, che fanno saltar su dalla sedia, quanto a melodia tipicamente “british”. La melodia di “Misfits”, la title track, è splendida e sognante e Ray canta alla grandissima, con quella sua voce nasale inconfondibile. Sono 4 minuti e 44 secondi di grandissima musica, per chi capisce cosa intendo. Piacque sia agli americani che agli inglesi e fu giusto così. Il passo-spinta del brano fa alzare il sedere dalla sedia e ti fa venire voglia di cantare a squarciagola, perché questo è un pezzo che ha gli occhi che gli scoppiano di azzurro! Che dire dell’organo di Ray e della sua interpretazione da “Baronato inglese”. Il finale con quel piano che punteggia assieme ad organo e chitarra fa venire la pelle d’oca. Masterpiece. Il brano vale il prezzo del disco ed il biglietto di ingresso. Canzone incantevole. L’intro liquida al piano elettrico di “Hay Fever” lascia il passo ad un pezzo scoppiettante, scandito e scatenato. E’ beat come lo erano i primi pezzi della band, qui con sbuffi prendi in giro di sintetizzatore. Certo, bisogna capire qualcosa dello Humour inglese, altrimenti si è fuori strada. Ma la mano di Davies è felice alla grande pure qui, in un contesto completamente diverso dal capolavoro precedente. “Black Messiah” presenta ancora una misurata intro, per poi scappar via per le scale di un pop scintillante e pianistico, chiarissimo nella stesura e ben proporzionato nell’esecuzione della band. Simpatica e divertente. “A rock ‘n’ roll fantasy ” è un altro capolavoro di scrittura. Si apre sull’organo e la voce sussurrata del leader. Sono poco più di 5 minuti articolatissimi e pieni di ispirazione, eseguiti con grandissima classe. L’interpretazione vocale ed i relativi cori sono perfetti. “In a foreign land ” è il brano col classico “tiro” a la Kinks! Sarebbe stato un 45 giri di successo pure negli Anni Sessanta, senza dubbio. Organo che ricuce una melodia felice e scattante. “Permanent wawes” ha il passo di un brano da sobborgo industriale strafottente. Bella e sexy come tutte le cose di Ray quando è in forma.- scudetto. Synth che organizzano il riff e la sua voce che cavalca il tutto con spirito ” studentesco” che fa fare sorrisi larghi così! Ottima la chitarra del fratello Dave, qui. Molto grintosa nel “solo”. “Live life” è dura e squadrata, ma Ray la ammorbidisce col cantato. Magicamente. E, quando grida, significa che andava fatto così, perché lui è una leggenda della nostra musica. Tosta e ben strutturata, Un vero brano di rock urbano. “Out of the wardrobe” ha una melodia quasi da crooner americano, ma loro sono inglesissimi. E’ un’altra meraviglia di questo magico disco. Va ascoltata con attenzione perché non è facile come parrebbe. Molto articolata nell’esecuzione, ancora una volta perfetta, della band. Gioiello di gran valore. “Trust your heart “, grande e ” Get up” chiudono benissimo, con grandi melodie, un disco assolutamente da avere per inquadrare bene il pop inglese, che non è stato solo Beatles, per la verità. “Misfits ” significa “spostato” , “emarginato”. Coi Kinks diventa una QUALITA’. Per davvero.
COI KINKS IL POP E’ AUREO.
Rock britannico
1978