La nostalgia, in una società omologata dal pensiero unico e prigioniera delle convenzioni, terra desolata per una massa che sa vivere solo il tempo presente nell’effimero di una contemporaneità che rincorre falsi miti privi di valori, è un sentimento anticonformista e inattuale.
Questo straordinario stato d’animo rievoca alla mente non soltanto il piacere di affidarsi ai ricordi per andare alla riscoperta di pagine vive di un’esistenza, ma esso aiuta a riscoprire l’importanza di un valore fondante della comunità:la memoria.
In un mondo che dimostra di avere la memoria corta e nel quale con estremo egoismo e faciloneria si considera disdicevole tutto ciò che è romantico, possiamo certamente dire che la nostalgia è il sentimento romantico più raffinato e inattuale che più di ogni altro riesce a smascherare i dogmi e le mode di una modernità che crea imbecilli piuttosto che formare intelligenze.
La nostalgia è un sentimento inattuale, meta di un irregolare sentire.
Nel coltivare la memoria della nostalgia non si può non tener conto di un mondo perduto di valori, idee, esperienze altruistiche (come la finezza, l’ordine, la bellezza, l’amore, il libro, il cielo, la politica, la salute) oggi cancellati dalla perversa dinamica di questi tempi di egoismo e di malaffare.
Nella sua estensione orizzontale, la nostalgia è un fondamento della vita. Senza la percezione del tempo che passa, il presente sarebbe insignificante e piatto, sarebbe impossibile aderirvi realmente. Stare nel presente significa, quindi, avere cognizione della memoria del passato per progettare anche il futuro. Il presente è alimentato dalla nostalgia del vissuto. L’altro nome della nostalgia è la tradizione.
Essere nostalgici a volte significa essere inattuali e concepire un attacco frontale alle mode conformistiche del proprio tempo.
L’ universo soccomberà sotto il diluvio inarrestabile delle parole che più sono vuote e più fittamente grandinano, questo lo si può certamente dire a proposito del vuoto spirituale che alberga nelle coscienze Con l’enorme responsabilità di mantenere un equilibrio precario e di alimentare la fattiva esperienza in un mondo migliore(giammai perfetto), ci vuole più carattere per essere buoni che non per recitare il mito fasullo della solidarietà umanitaria, così giusto per demolire l’ipocrisia dilagante del buonismo.
Non è vero che i valori sono morti; ma è verissimo che i disvalori prosperano. Dalle discariche fumanti della storia sorgono con rigoglio idee nefande che si nutrono di putrefazione del pensiero, non c’è modo più incisivo per denunciare la povertà culturale della nostra epoca.
L’elogio della nostalgia è un’arma esistenziale da tenere sempre a portata di mano. Abbiamo bisogno, oggi più che mai, di un manuale etico di autodifesa da consultare immediatamente per vincere la battaglia contro le insidie quotidiane dei mediocri, per non lasciarsi ingannare dagli artifici e dai raggiri intentati dalla cattiveria degli uccisori dell’anima. Viva la nostalgia e le sue inattuali conseguenze.
Nicola Vacca
L’immagine di copertina è una fotografia di Henri Cartier Bresson
L’ultimo libro di Nicola Vacca è Lettere a Cioran