Sabato 17 marzo, nella bellissima cornice di Villa Clarici a Farnese, si è svolta la presentazione del volume Nel nome di Dio e del popolo, Risorgimento e devozione nel castrense Davide Ghaleb Editore. Autrice di questo prezioso volume, Maura Lotti. Si tratta del quinto volume della collana Quaderni di Ischia di Castro che hanno visto Maura Lotti condurci attraverso alcuni importantissimi capitoli della storia della Regione Castrense, quella propaggine maremmana della Tuscia viterbese. Maura Lotti è una storica locale, vera maestra delle ricerche d’archivio che, questa volta, si è addentrata con molto garbo e precisione storica, all’interno di un argomento delicato, quello dei moti risorgimentali, legati alla Repubblica di Roma, che hanno, in parte, coinvolto anche questa zona del viterbese. E l’hanno coinvolta evidenziando interessanti elementi di rottura rispetto a quella immagine monolitica che non rispecchia, con fedeltà, le molte “rotture” e le moltissime sfaccettature.
Il castrense, forse anche per il suo essere terra di frontiera, posta a pochi chilometri dalla Toscana, ha visto momenti che forse è esagerato definire rivoluzionari, termine probabilmente troppo fuorviante perché troppo legato all’immagine attuale che ad esso si dà, ma che sicuramente esprimevano la voglia di “sconfiggere” quella che era, a tutti gli effetti, una monarchia teocratica.
Quindi chi si aspettava un castrense papalino, con questo testo, dovrà ricredersi e dovrà confrontarsi con un humus sociale e politico con forti spinte centripete rispetto al potere papale. Maura Lotti, con questo libro che, pur rispettando il rigore storico dei documenti d’archivio, è di gradevolissima e scorrevole lettura, ha dipinto un interessantissimo quadro risorgimentale, da leggersi, è vero, come se si stesse guardando un film di Luigi Magni. Un quadro che spiega molto bene, e con puntualità di citazioni e documenti, come il castrense non avesse mai, anche a distanza di due secoli, perdonato alla chiesa di avere distrutto Castro. E come, anche per tale motivo, fosse pervaso da un sentimento di “liberalismo” civile che, per chiarezza, non era anti religioso. Anzi. Si era capito che il bisogno più urgente era proprio quello di riacquistare una religione pura, un cristianesimo delle origini che poco aveva da spartire con il potere temporale e corrotto di cui la Chiesa, come istituzione, si era macchiata.
L’aspetto più interessante del volume è proprio questo: l’avere messo in luce l’importanza della religione, e di alcuni simboli, usati come metafora politica. Là dove era difficile che il popolo capisse messaggi troppo intellettuali, si era fatto chiaro come simboli invece più vicini e introiettati nella vita di tutti i giorni potessero diventare arieti di libertà, di affrancamento da quello che era, a tutti gli effetti, un potere teocratico visto come sopruso e agli antipodi del vero e autentico sentimento religioso.
Maura Lotti nella stessa bella prefazione al volume spiega la genesi e le motivazioni che l’hanno spinta a scrivere questo testo: “[…] ma al di là degli eventi, insurrezioni e fatti d’arme questo nuovo quaderno vuole cercare di dare uno spessore al retroscena politico degli accadimenti, ed ai loro esiti spesso celati dietro intenzioni e azioni di cui possono esserne svelati i significati ideologici soltanto attraverso un approccio critico.”
E l’aspetto critico è proprio quello che, in questo testo, aiuta a comprendere alcuni fatti, molto più complessi di quanto sembri, molto più sfumati e ricchi di “crepe” di quanto non si sia fino ad ora creduto. A Ischia di Castro vi furono, eccome, azioni e iniziative filogaribaldine, azioni che, non a caso, le autorità e le fonti ecclesiastiche tesero a sottostimare. Invece qui, in questa terra troppo generalisticamente definita Stato Pontificio, furono tantissime le persone (anche preti) schedate per azioni ma anche pensieri, che testimoniano di quale fosse il reale sentimento del popolo di allora.
Un volume che ci conduce attraverso un viaggio che parte dall’analisi di quelle che furono “le allegorie storicistiche politico-devozionali” per poi condurci, con capitolo ad hoc, a raccontare e inquadrare vari personaggi con il loro portato politico e con la lettura risorgimentale di due “luoghi” devozionali importantissimi per gli ischiani: la Madonna del Giglio e il Santuario del SS Crocifisso di Castro.
Una lettura dunque un po’ diversa da quelle che, nella maggior parte dei casi, sono state fatte del risorgimento castrense. Ma anche una lettura che dal locale può suggerire una metodologia generale sul Risorgimento e sul suo significato complesso e sfaccettato. Raccomandatissimo anche per chi non vive in questa terra di Tuscia. Molto buono l’apparato bibliografico e i documenti d’archivio e le lettere che arricchiscono il testo.
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Storia
Davide Ghaleb Editore
2018
88