Mi sono perso volentieri tra le pagine di questo romanzo firmato da Manganelli, perché è un viaggio all’interno del nostro inferno. In questa discesa nel corpo e nell’anima non incontreremo né Virgilio né Beatrice, bensì, un cerretano, ossia, un venditore ambulante che spaccia per miracolosi i suoi oggetti insulsi, e una bambola che infesterà di merda ogni angolo.
Una narrazione così leggera, ma densa di significati, ci introduce in questa cavalcata negli abissi. Qui troveremo solo falsi dei, proiezioni di Soggetti e Oggetti che animano la nostra psiche… in questo luogo a-nostra-immagine-e-somiglianza, riflesso custodito gelosamente dalla psiche, che si rende visibile solo nel momento in cui accettiamo di perire per mano nostra, ogni abitante si proclama onnipotente.
È un po’ una perifrasi sul mito della caverna di Platone, in cui tutte le cose animate, percepite solo come ombre, vengono scambiate per reali. E queste ombre parlanti, che nell’Inferno di Manganelli si proclamano Dei, insinuano nel protagonista la loro ambiguità, cosicché il dubbio persista e vinca… solo la merda di una bambola annienterà verità e falsità dell’Essere.
Gli inferi descritti dallo scrittore italiano, avanguardista e colto, degenerato e romantico, sono parte di noi, anzi, siamo noi. Il lettore viaggia insieme all’autore, discende nel suo e nel proprio incubo. Passo dopo passo non riconosce né il suo né il proprio Inferno e non può far altro che scrivere una cronaca di questo tour… omettendo volontariamente chi sia il protagonista.
Dopotutto, l’Inferno è un luogo edificato dai nostri pensieri; che siano buoni o cattivi non ci importa, li buttiamo qui, li lasciamo marcire, li abbandoniamo nelle mani del fato e dell’anarchia. Ignoriamo che diventeranno parte di noi e che assumeranno altre forme. Infatti, gli inferi si manifestano in età avanzata, quando la vecchiaia incombe e le forze latitano, quando non siamo più capaci di sperare nel futuro.
Ma Manganelli è stato uno scrittore ironico, non era uno strenuo difensore del pessimismo, o meglio, ci rideva su… l’Inferno infatti è in noi, inizia a costituirsi fin dalla nascita. Un po’ come la morte, che ci perseguita fin dal primo vagito. Chi si oppone a queste ovvietà si autodistrugge.
Come sempre, vi auguro buona lettura.
Letteratura italiana
Adelphi
1994
142