Carmine Maffei (Avellino, 1981). Musicista, autore e compositore, fonda la rock band Inseedia con cui pubblica Oltre il Muro (2005) e Secrets From The Room (2007 - Nomadism Records). Nel 2008 dà vita al suo attuale progetto musicale, gli Ordita Trama. Nel 2010 esce il disco "Ordita Trama" e nel 2017 Basta Soltanto Resistere, oltre al singolo L'Ignoto Ideale (Label Music). Appassionato da sempre di letteratura, ama leggere e collezionare libri, soprattutto romanzi. Attratto da tutto ciò che significa "cultura", ha un debole indiscusso per gli scrittori. Vive a Solofra (AV) con la moglie e due bimbi. Lavora nel settore conciario. Collabora con L'Ottavo dal novembre 2017.

Il denaro, equamente distribuito, inteso come motivo di pensiero tradotto nella fiducia collettiva e reciproca.

Sembra già di vederlo Ilario Morale, alla fermata dell’autobus, intirizzito dal freddo gelido mattutino di fine dicembre, prima di partire per quella che si presenterà come una missione in apparenza brevissima, ma in realtà intensa, che gli capovolgerà un’esistenza, che lo indirizzerà verso un obiettivo mai agognato.
E sembra già di vederlo Ninito, ottuagenario, vecchio orso combattente, militante politico attivissimo, segretario della sezione comunista rivoluzionaria di Pietra Rosata, piccola frazione della grande Caprifoglio, proprio lì, a ventidue chilometri di distanza, più giù, dove abbiamo lasciato il nostro Ilario che attende l’autobus.
E ancora, Teodoro, anche lui anziano ma lucidissimo, dotto, intellettuale, saggista teorico, mente della sezione, in cui si prende cura della biblioteca, intesa come prima fonte di cultura e vero segreto di una sana espansione politica; poi Raffaella, classe 1944, quasi un simbolo dei primi movimenti femministi, una sorta di Rossana Rossanda adattata a una storia d’invenzione (anzi, non proprio); Armando, vice ispettore in pensione, ma unica figura di legge della piccola frazione, un po’ figlio di Camilleri, un po’ di Simenon giallista, il quale, perennemente innamorato di Raffaella, che nel frattempo lo ignora, sarebbe capace di voltare le spalle alla sua affezione politica destroide pur di restarle accanto, magari sotto il mega poster di Mao.
E ancora Rosa, da qualche anno vedova, sempre abbastanza avanti con gli anni, ma ancora bellissima, musa ispiratrice di Ninito, che proprio non si arrende alla voglia di sedurla, desiderio che sopravvive da settant’anni; e Gildo, nipote di Rosa, forse l’unico giovanissimo di un paesino la cui media d’età avanza sempre più…
Ci siamo già affezionati, giusto?
Già, ci sembra appunto di vederli tutti questi personaggi e, beh, in effetti la parola chiave vedere risulterebbe la più giusta da attuare in questa dolcissima avventura, presentataci da Vladimiro Polchi, giornalista di Repubblica, oltre che autore televisivo e teatrale, descritta in I comunisti che vinsero alla lotteria (Rizzoli).
Sì, perché appena si apre o si riapre questo romanzo, si ha come l’impressione piacevole di sprofondare nelle morbide poltrone del nostro cinema preferito, saggiare passo dopo passo le scene elegantemente descritte, tirare il fiato nei momenti di leggera suspence, sentire quasi il motore diesel del vecchio torpedone che accompagna Ilario Montale e altri indaffarati passeggeri verso Pietra Rosata.
Ah, già…Ilario Montale, dicevamo…
E’ un impiegato dell’ufficio provinciale del ministero degli Affari Privati e delle Finanze Pubbliche (uff!) di Caprifoglio, al quale è stato affidato il compito di portare una sorprendente notizia alla piccola frazione: la sezione del partito comunista rivoluzionario, con i suoi venti iscritti, attraverso un sistema di gioco, ha vinto il jackpot del SuperBillion, ben 56 milioni di euro.
Ispiratosi a un curioso fatto realmente accaduto in Spagna, a Pinos Puente, in cui una sezione di un partito comunista vince davvero il tanto agognato primo premio milionario, Vladimiro Polchi rielabora la storia attraverso un romanzo godibile, semplice ma mai scontato, divertente ma mai ilare, sorprendente quanto ricco di speranze, sogni d’altruismo, ricchezze d’animo oltre che di tasche…
Infatti la stratosferica vincita va a un gruppo di persone, anzianotti, umili, felici nella rassegnazione della terza età, ancora militanti politici di quel partito oramai inesistente, attivi nel riscatto dei beni dei contadini, non sempre ripagati a dovere nelle proprie fatiche; impiegheranno l’ingente somma nella rivalutazione politica della loro città, prossima alle elezioni amministrative, attualmente guidata da Renato Tellone, sindaco che intasca piaceri e voti attraverso corruzioni e malaffari.
Sarà il partito Avanti Assieme, nato dalle menti rivoluzionarie della vecchia sezione, che sfiderà l’ impareggiabile attuale sindaco e lo farà, oltre che con il sostegno economico pervenuto dal jackpot, incredibile rivalutazione del danaro, lo stesso utilizzato o recepito dal partito opposto per scambi di favori nell’illecito; col giovane Ilario Morale come candidato a primo cittadino.
Proprio lui, Morale, impiegato modello, quasi stacanovista, workaholic o qualsivoglia aggettivo di spicco professionale si possa adattare a una persona che tiene alla propria disciplina, al lavoro come soluzione più onesta di vita, a tal punto però da chiudersi nella freddezza della quotidianità d’ufficio, sempre sommerso da impegni, spesso sobbarcato da quelli altrui, solo per un’infondata voglia di fare; tendenzialmente depresso, chiuso nella morsa come il Chaplin di Tempi Moderni, in cui non solo sempre chiavi inglesi e ingranaggi sarebbero sinonimo di stress e chiusura mentale.
Condannato a combattere il mostriciattolo che si annida nella mente, offuscandola, Morale finge di accumulare punti immaginari, semplicemente cercando contatti con chi lo circonda, tra le altre tante persone che vivono la loro vita, non proprio dissimile dalla sua.
Questo fino all’avventura che lo attende, cominciata proprio da quella gelida mattina di dicembre, che lo porterà a conoscere i simpatici ma combattivi soci vegliardi della sezione, vincitori del jackpot, che gli mostreranno il programma politico e che lo eleggeranno a candidato sindaco.
Ed è a questo punto che Morale acquista sempre più fiducia in sé stesso, non nascondendo all’inizio quel costante timore di non farcela, di non esserne all’altezza, che grazie alla semplicità concettuale di chi ha più esperienza nella vita scompare del tutto alla fine della storia narrata, quando i risultati di una riscoperta dei valori socio-politici diventano vento in poppa per la salvaguardia della città.
Come ci ricorda Gramsci, cultura è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini; ha cultura chi sente di essere in relazione con tutti, il nostro super indaffarato impiegato comprende il senso dell’esistenza terrena di un adulto soltanto attraverso una ricompensazione morale (appunto!) pervenuta da un gruppo di persone che gli sono accanto nelle decisioni, ma anche nelle frustrazioni e negli ingiustificati sensi di colpa, correggendolo.
Vladimiro Polchi lascia scorrere la storia da sé, mai intromettendosi nei distacchi tra un avvenimento e l’altro, lasciando che la trama prenda la piega giusta, tessendo ciò che il lettore esattamente aspetta, regalando la speranza che un rafforzamento collettivo di un pensiero politico che non ha perso del tutto le sue basi nella memoria di chi crede, trovi, intanto, ampio spazio nella fiducia dell’individuo inteso ancora come un essere solo, la cui fiducia in sé stesso fa da collante a quella degli altri, promettendo una riuscita degli intenti benefici, dove il denaro, tanti milioni in mano a quei pazzi…ciascuno penserà solo a sé, se distribuito in maniera equa, garantisce la fiducia della collettività.
Il romanzo, questo, così come gli altri via via elencati nella narrazione garantiscono il primo passo importante verso la conquista di un’ideale Pietrogrado, Pietra Rosata, altrimenti soffocata dai tentacoli dell’incombente Caprifoglio, concedendoci una sospirata, seppur inventata, e confortante speranza.

I comunisti che vinsero alla lotteria Book Cover I comunisti che vinsero alla lotteria
Vladimiro Polchi
Narrativa italiana
Rizzoli
2018
277