ED SANDERS: LA FAMIGLIA
Sull’onda del prossimo, attesissimo film di Quentin Tarantino, Feltrinelli fa sbarcare in Italia il libro che ne sarà, a quanto sembra, diretta ispirazione: La Famiglia, vasto (oltre seicento pagine) e informatissimo reportage narrativo che Ed Sanders, guru della controcultura, dedica alle macabre vicende di Charles Manson e la sua congrega di accoliti, chiamata, appunto, la Famiglia.
Sanders è conosciuto nelle nostre contrade soprattutto per essere il front man dei Fugs, gruppo rock centrale nel decennio dei 60. Ma Sanders è anche un intellettuale multiforme, poeta, giornalista nonché vero e proprio cronista degli anni del movement. Non è un caso se la sua attenzione è stata attirata in modo così capillare dai fatti di Cielo Drive. La storia non potrebbe essere più (tristemente) celebre: la notte del 9 agosto del 1969 l’attrice Sharon Tate, recente sposa di Roman Polanski, viene trucidata insieme ad altre tre persone nella sua villa californiana, il giorno dopo la stessa sorte tocca ai benestanti coniugi La Bianca. Stesse modalità, stessi richiami esoterici e indizi di rituali satanici e, come si scoprirà di lì a poco, stessi responsabili. Sanders inizia a lavorare al libro a ridosso degli avvenimenti e, fatalmente, il suo interesse finisce per spingersi oltre le stragi. Gli è chiaro sin da subito che, per dare un senso a una storia così terribile e così esemplare, deve indagare a fondo la figura di Charles Manson e tutto il caravanserraglio di disperati che, novello messia, si porta dietro. Scandito in cinque parti, La Famiglia chiude con un lungo corollario che affonda fino ai primi anni del nuovo millennio e insegue l’eredità di sangue che pesa sui protagonisti della storia. Che cosa porta un gruppo di persone a massacrare altra gente? Come si passa dal libero amore al Satanismo? In realtà quello del Satanismo californiano è un capitolo vario e affascinante che ingloba in sé intellettuali e politici, ruffiani e millantatori. Nelle pagine de La Famiglia fanno capolino il cineasta indipendente Kenneth Anger e l’esoterista Anton LaVey, un’ampia fetta della comunità artistica e cinematografica losangelina, nomi sinonimo loro malgrado di kitsch come Jayne Mansfield ma anche personalità influenti e insospettabili (e alla fine dalla non provata adesione) come Frank Sinatra, the voice in persona. Ma questa è solo una delle piste sovrapposte che attraversano il lavoro di Sanders.
Storia americana dicevamo, esemplare, ma di un esemplarità feroce e lugubre, quella di Manson è la parabola di un uomo dallo scarso talento ma ostinatamente convinto di doverlo far valere. L’aria del tempo, con le sue speranze di rinnovamento e le sue spinte progressiste, lo aiuta così come la collocazione geografica. Seppure nevroticamente propenso a spostarsi Manson frequenta Hollywood, stringe amicizia con il batterista dei Beach Boys Dennis Wilson, tenta il suo ingresso nel mondo del rock per imporsi come cantautore. Sfiora soltanto lo show business, ché il suo demoniaco carisma sembra fermarsi di fronte alle porte che realmente contano e su cui il suo bussare resterà inascoltato. Per il resto in queste pagine verissime e documentate si respira il randagismo di tanta letteratura americana, dai predicatori vaganti di Erskine Caldwell al reverendo assassino raccontato da Davis Grubb nel suo seminale La morte corre sul fiume. Manson è sintesi (malata) dei tempi e specchio di una cultura, è testimonianza (non la prima, come sappiamo nemmeno l’ultima) di come sia semplice trasformare persone qualunque in obbedienti zombi e tutto questo senza possedere chissà quale segreto che non sia la disinvoltura nel fiutare debolezze, tragedie e nel cogliere occasioni. La morte di Sharon Tate è la pietra tombale che sigilla l’estate dell’amore, la sferzata definitiva a un periodo di caos, il dramma che rende impossibile avverare le promesse fatte nel corso del decennio, così la vulgata. Da lì in poi si prepara la repressione. In ogni caso, la meticolosa quest di Sanders non dà risposte ma comunque illumina gli anni 60 di una luce oscura e, insieme alle imprese mansoniane, racconta una miriade di interessantissimi particolari su tanti protagonisti del periodo, a cominciare dai progetti cinematografici non realizzati di Polanski. Un affresco bellissimo e contundente, La famiglia, un’epica dissacrante del paese dei pionieri
Inchiesta
Feltrinelli
2018
672