Governare le missioni, conoscere il mondo nel XVII secolo. La Congregazione Pontificia De Propaganda Fide. Viterbo (Edizioni Sette Città) 2014 pp. 224 (volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze sociali dell’università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti Pescara).
Questo agile volume è un ottimo libro sulla struttura, la funzione e l’espansione mondiale della Congregazione di Propaganda Fide dall’anno di fondazione, il 1622, fino a tutto il seicento e parte del settecento. Frutto di una profonda ed articolata ricerca archivistica, l’occasione della strutturazione in volume si deve ai materiali raccolti in cinque seminari sulla Congregazione de Propaganda Fide tenuti da Pizzorusso presso L’École des Hautes Études en Sciences Sociales e l’École des Chartes. Secondo quanto scrive l’autore, egli aveva pensato ad “argomenti di sintesi che fossero spunti per una riflessione problematica. Riprendendo in mano quei testi rimasti inediti, mi è sembrato che i temi si collegassero bene tra loro e che, se sviluppati, potessero costituire i capitoli di un libro che ambisse a una rappresentazione d’insieme sufficientemente ampia della storia del primo secolo di Propaganda“.
Dunque un libro sintetico, come si è detto, frutto di una ricerca di archivio densa ed articolata. L’autore nella sua introduzione spiega anche come ha trasformato le tracce orali in testi scritti che sono il frutto di una revisione stilistica dei singoli testi “con l’aggiunta di copiose parti” e con la “preparazione di un apparato di note che tenesse conto anche di ricerche sviluppate nel frattempo“. Pizzorusso ci tiene a dire due cose. La prima è che “dell’originaria concezione resta soltanto l’impostazione tematica legata a un approccio sintetico agli argomenti dei vari capitoli e anche al testo nella sua interezza“. La seconda è la natura di ricerca archivistica del libro, anche se le note di archivio non sono molte. La struttura sintetica del libro spiega anche perchè l’apparato delle note e la bibliografia citino maggiormente i testi dell’autore piuttosto che allargarsi ad altri, complicandolo e ammassando di dati un testo abbastanza breve ma denso. Questo spiega bene al lettore che se lo aspetterebbe perchè, per fare solo un esempio, temi come la controversia teologica in ambito gesuitico non siano trattati più a fondo e non abbiano un apparato di note più preciso (chi scrive nota soltanto incidentalmente di avere scritto un saggio sull’insegnamento delle controversie nei collegi dei gesuiti d’oltralpe nei territori dove la presenza dei riformatori calvinisti e luterani era cospicua).
Importante è quello che Pizzorusso scrive sull’obiettivo del libro perchè lo caratterizza, “abbozzare un quadro d’insieme, cercando di muoversi sempre in una prospettiva di comparazione che è permessa, direi quasi suggerita, dall’ampiezza mondiale dell’attività della Congregazione e dalla possibilità di confrontare casi e situazioni geograficamente lontane che convergono, attraverso la documentazione, sui tavoli dei funzionari di Propaganda“.
Ho seguito molto da vicino l’autore perchè questa mi è sembrata la via migliore per comprendere genesi, struttura e finalità dell’opera prima di poterla leggere e valutare secondo il suo orientamento.
L’opera si organizza in due parti: l’istituzione ed i temi con una conclusione su Propaganda e le cose fatte in Roma.L’istituzione comporta due capitoli, una Congregazione della Curia Romana per la giurisdizione pontificia sulle missioni; le “scritture della Congregazione de Propaganda Fide e il governo a distanza delle missioni. La seconda parte, molto corposa, consta di tre capitoli:la varietà delle religioni, la complessità delle questioni politiche; il capitolo IV, Riti, Nazioni, missioni di fronte alle autorità romane, lo studio e la pratica di lingue e controversie nella prospettiva missionaria:lo strabismo orientale nella visione mondiale.
In una breve recensione non si possono scegliere molti temi da esaminare. Ne indicherò alcuni che sono comuni ad altri enti religiosi cattolici del tempo: le scritture, lo studio e la pratica di lingue e controversie.
Il deposito archivistico di Propaganda si formò con lentezza e con difficoltà. Nei primi nove anni di vita della Congregazione l’archivio “si componeva di quattro grossi tomi di decreti e decisioni (gli Acta) e di 90 volumi che raccoglievano le varie scritture.” Un primo inventario dell’archivio fu commissionato a Nicolio che organizzò i documenti da lui trovati secondo un criterio geografico. Li aveva trovati divisi per serie quali gli Acta, le lettere, i memoriali, le cause, le istruzioni, le relazioni. Soltanto nel 1660 fu nominato un archivista, il rappresentante del clero scozzese a Roma, William Lesley (1619-1707). Dal 1672 inizia la serie degli archivisti. Fra i testi d’archivio hanno importanza e interesse le descrizioni di carattere etnologico, geografico o linguistico: la geografia fisica ed umana era al primo posto nell’interesse di Propaganda “e anche uno dei più necessari strumenti di governo delle missioni“. Le scritture erano inviate anche da Propaganda verso le missioni ed erano quindi una forma di governo delle stesse. Lo scambio epistolare produceva testi di valore giuridico. Di qui l’importanza delle scritture in un doppio registro storico come strumento di governance e come testi di valore culturale ampio per i posteri.
Quanto alle lingue ed alle controversie il loro valore è funzionale direttamente all’imposizione di un modello di cattolicità tridentina e sostanzialmente latina con deroghe per i riti greci orientali, ma non per i riti cinesi e malabarici. Del capitolo sulle lingue si vuol ricordare qui per la sua bellezza e originalità “Prima di propaganda: “la festa delle lingue dei caracciolini e l’orientalismo missionario” 166-172.
Un libro molto ricco dunque, che esprime l’approccio istituzionale comparativo degli storici che lavorano con le fonti della Congregazione de Propaganda fide studiata dall’autore dai suoi prodromi, alla nascita nel 1622 e fino al settecento. Un modello che potrebbe essere esteso anche allo studio di antichi archivi ecclesiastici.
Storia
Edizioni Sette Città
2014
224