The Passenger – Islanda è il primo volume di una nuova collana pubblicata da Iperborea sui Paesi Nordici uscita a metà giugno 2018 e che avrà una replica in settembre con un volume dedicato all’Olanda e ad Amsterdam.
The Passenger, in inglese indica il viaggiatore a piedi, ma non si propone come una guida turistica. Piuttosto è un libro costruito di schede scritte da giornalisti, artisti e scrittori come Halldór Laxness, Hallgrímur Helgason, Atli Bollason, Andri Snaer Magnason, per citarne alcuni che illustrano aspetti della vita e della cultura islandese in un modo piano e comprensibile molto accattivante per il lettore che sia almeno un po’ interessato all’Islanda ed alla sua unicità derivante dalla sua singolare posizione geografica che ne decreta la particolarità.
Per descrivere The Passenger sono utili le parole dei curatori “The Passenger è una raccolta di inchieste, reportage letterari e saggi narrativi che formano il ritratto della vita contemporanea di un paese e dei suoi abitanti. Cultura, economia, politica, costume e curiosità visti attraverso la testimonianza di scrittori, giornalisti ed esperti locali e internazionali. Tante storie e diverse voci che compongono un racconto sfaccettato ed eclettico, per scoprire, capire, approfondire e lasciarsi ispirare”.
Insisterei soprattutto sulla diversità delle voci, che dà il tono all’opera. Ne risulta una polifonia in cui sono spesso lo humour, l’ironia e l’ilarità a contraddistinguere il carattere della narrazione. Una nazione che ha 350.000 abitanti e 2.000.000 di visitatori nel 2017, dovrebbe essere preoccupata seriamente per la sproporzione dei numeri e per il rischio di impatto ambientale che ciò comporta. Nondimeno c’è ampio spazio per il sorriso e la risata di fronte alle uscite veramente comiche di taluni turisti che chiedono quando si accenderà l’aurora boreale o, se per avventura, uno dovesse cadere in un fiume di lava potrebbe nuotare come nuota in un fiume normale.
Veramente significativo è il capitolo Più punk meno crisi! dedicato all’esperimento di governo realizzato a Rejkjavik dal 2010 e per 4 anni dal comico – si noti – anarchico Jón Gnarr che vinse le elezioni con il 34,7 % dei voti portando al potere il partito anarco-surrealista che non aveva alcuna esperienza della politica. Gli anarco-surrealisti superarono egregiamente la prova (cfr p. 30). Björn Blöndal disse che la cosa più importante che il suo partito aveva fatto era di andare al potere. E aggiunse: “Per il resto abbiamo soprattutto lavorato. Anche se in effetti la cosa più radicale che potevamo fare era un lavoro pulito. Abbiamo fatto riforme, tutte senza soldi. Da artisti eravamo abituati a lavorare con un budget ristretto, questo ci ha aiutati. Non volevamo far saltare in aria il sistema. Volevamo costruire qualcosa di bello, di divertente, di cool“. p 30. Un laboratorio utile, l’Islanda, forse per l’Europa? Può darsi. Certo è che qui si coglie il carattere esemplare della nazione Islandese: un microcosmo che contiene in sè i problemi e le sfide delle altre nazioni e a queste dà risposte originali.
Certo l’Islanda si presenta come un paese dotato di monti, senza alberi, distese vuote, deserte e vulcani. Ma le distese deserte sono il risultato di uno sfruttamento del territorio che ha reso impossibile il persistere e il proliferare dei prati. Questo ci ricorda visivamente la fragilità dell’Islanda, fisica, naturale e anche linguistica.
Situata al limite dell’Europa, l’Islanda nel 2010 aveva chiesto l’ingresso nell’UE, ma aveva poi rifiutato, con i governi conservatori, a causa del disaccordo sulle quote del pesce. Di qui l’avvicinamento alla Cina, che ha scoperto di avere un interesse nell’Artico. “L’interesse di Pechino nello sviluppo dell’Artico può spiegarsi con due domande: chi avrà accesso alle risorse minerarie e quale impatto avrà lo scioglimento dei ghiacci sulla navigazione commerciale?”
La Cina, produttrice di energia sporca è interessata all’Islanda produttrice di energia pulita per cambiare la situazione delle sue città. Per questo ha avviato un processo pilota nel 2006 a Xiangyang nella provincia dello Shaanxi “che grazie al know-how islandese diventerà presto la città più ecologica nella Repubblica popolare cinese“. p.59. Pur con tutto ciò la biosfera, il paesaggio e la natura islandese sono in pericolo a causa dello sviluppo dell’industria dell’alluminio che rischia davvero di incrinare il fragile equilibrio ecologico.
Altre inchieste e reportages del libro sono molto interessanti ed attraenti: quella sullo sviluppo della musica punk, quella sulla diffusione di un paganesimo moderato, che la locale chiesa luterana ha riconosciuto, che non ha nulla a che vedere con il paganesimo suprematista tedesco venato di nazionalismo estremista, quella sulla lingua e l’inchiesta avvincente sulle tecniche della pesca, che non si fa a strascico per evitare di distruggere i fondali. Ma prima di chiudere vorrei richiamare l’attenzione sull’inchiesta dedicata al commercio delle piume di edredone, di Edward Posnet 33-41. L’edredone è una sorta di grossa anatra che nidifica in Islanda e le cui piume si staccano dal corpo dell’animale per proteggere il nido e i piccoli. C’è un rapporto di tolleranza e rispetto fra uomo e animale. Ciononostante quando l’edredone lascia il nido le piume vengono raccolte in grossi sacchi neri della spazzatura e avviate al commercio estero. Il raccoglitore diretto, però riceve solo una frazione del prezzo di vendita del prodotto che arriva nei negozi di Tokyo. Bella l’impressione di leggerezza che il lettore riceve dal racconto di Edward Posnet: “È difficile descrivere il peso della piuma di edredone in una lingua in cui il paradigma della leggerezza è la piuma. Al contrario di una normale piuma in cui le barbe sono disposte ordinatamente intorno a un calamo solido, vista al microscopio la piuma di edredone offre un ritratto del caos: centinaia di barbe soffici si diramano da un unico punto, attorcigliandosu una con l’altra e intrappolando sacche d’aria. Al mio ritorno dall’Islanda chiedo a mia moglie di chiudere gli occhi e aprire le mani. Le metto sui palmi una manciata di piume delle dimensioni di un’anatra e le chiedo cosa sente. Calore, dice“.
Lodevole dunque l’iniziativa di Iperborea che ha aperto questa collana che permette anche al lettore più prosaico almeno una volta, di sognare.
Reportage
Iperborea
2018
176