Fabian Avenarius Lloyd, in arte Arthur Cravan, è stato un personaggio eccentrico, bizzarro e molto ma molto estremo. Nato a Losanna il 22 maggio 1887 Cravan fu poeta, pugile, critico d’arte e molte altre cose. Era anche il nipote di Oscar Wilde, ma leggendolo e seguendo la sua vita senza dubbio possiamo definirlo un Rimbaud dei primi del Novecento.
Cravan è un uomo che in ogni cosa tendeva a fare scalpore, era talmente se stesso che non si preoccupava di scandalizzare.
Era talmente eccentrico che dirigeva da solo e distribuiva una rivista letteraria di cui era anche redattore unico. Maintenant, questo era il suo nome. Usciranno cinque numeri che egli stesso vendeva in giro per Parigi con un carretto da fruttivendolo.
Attraverso i suoi scritti emerge lo stile avventuroso e rocambolesco della sua esistenza. Il 2 ottobre Adelphi manda in libreria Grande trampoliere smarrito (a cura di Edgardo Franzosini, traduzione di Nicola Muschitiello e Maurizia Balmelli, pagine 195, 13 euro).
Un volume che raccoglie scritti vari, poesie e lettere di questo straordinario pirata delle lettere e delle arti che ha appreso la poesia praticando la boxe.
«Eppure l’artista non ha le nobili devastazioni del prodigo che dissipa ricchezza e salute» scrive Cravan dopo aver incontrato Gide.
È difficile capire dove finisca la realtà e cominci la fantasia leggendo Cravan e seguendo la sua esistenza avventurosa. Una cosa è certa. La sua scrittura e anche il suo modo di fare diedero scandalo negli ambienti parigini.
Blaise Cendrars riconosce l’influenza decisiva di Cravan su Duchamp, Picabia e i membri del Cabaret Voltaire di Zurigo. E lo scrittore ha ragione quando rende omaggio al talento del poeta.
La «prosopoesia» che Cravan inventa come un genere singolare e nuovo è densa di folgorazioni e illuminazioni. Le parole si schiantano con un impeto violento sulle pagine e capiamo subito di leggere un genio brutale e autentico con tutto il suo bagaglio di scalpore e irriverenza.
Nelle Annotazioni, tra le pagine più belle scritte da Arthur Cravan, si potrà avere l’idea della pura dimensione del genio Cravan allo stato grezzo. Testi densi di tutto l’acume poetico originale e spiazzante di cui era capace lo scrittore – pugile.
«Se a diciott’anni avessi saputo il latino oggi sarei imperatore- Cosa è più nefasto: il clima del Congo o il genio? – le colture di carote a forma di tomba – il pensiero esce dal fuoco – stelle , disperazione del poeta e del matematico – più vergine e più furioso – a un uomo disciplinato non basta forse, come cambiamento nella vita, sedersi una volta al mese all’altro capo della sua scrivania? Per un attimo ho pensato di firmarmi Arturo I -».
Questo era Arthur Cravan. Edgardo Franzosini a chiusura del libro ripercorre in uno scritto esaustivo le vicende della breve, tumultuosa e avventurosa esistenza di Cravan, un vero e proprio mistero vivente che seppe far parlare di sé scomparendo nel nulla il 1918. Di lui nessuno ebbe più notizie e sulla sua scomparsa furono formulate diverse ipotesi.
Cravan svanì nel nulla, qualcuno dubitò persino della sua esistenza. Grande trampoliere smarrito (così si definisce nella sua poesia) è il ritratto di un genio e di un poeta che ha preso a pugni la vita.
Piccola Biblioteca Adelphi
Poesia, carteggi
Adelphi
2018
195