Il 27 ottobre 2016 è scomparsa Jolanda Insana. Poetessa singolare per la sua voce unica nel panorama letterario italiano. Nata a Messina nel 1937, viveva a Roma.
A scoprirla fu Giovanni Raboni che si accorse subito della sua personalità inquieta attenta al visionario e allo stesso tempo immersa nell’immanenza della carne, delle parole e dell’esistenza.
Una voce deflagrante e estrema. La sua poesia è un grido sincero e dirompente sempre attento a stupire non rinunciando mai allo scandalo e all’allarme.
La stortura, La tagliola del disamore e Turbativa dell’incanto, i suoi libri più importanti.
«Tra luce e ombra le immagini diventano così espressione di un perpetuarsi ciclico dell’esistere, che non sopporta l’idea né di inizio né di fine. Una profondità fortemente sapienziale, priva di mediazioni, che non sarebbe dispiaciuta a Rimbaud o a Campana. In un fremito che si staglia verso una lentissima consumazione corporale, perenne piaga non suturabile. Ma sono semplicemente attimi. Il dolore di vivere viene semplicemente attutito, prima che tutto si esaurisca in un canto, l’estrema lacerante parola». Con queste parole Franco Manzoni in un bellissimo articolo uscito recentemente sul Corriere Della Sera ricorda, cogliendo nel segno, la poetessa e le sue intuizioni uniche che non tradiscono mai una certa essenza della poesia.
Una poesia dai toni forti che scava e si consuma in una ricerca della lingua italiana riuscendo sempre a percorrere la via maestra di una sperimentazione significativa che morde e inchioda il reale alle sue responsabilità inferme e dolorose.
Una voce e ribelle e appartata dal magnifico controcanto poetico capace come poche di azzardare e incendiare la parola.
Nel 2017 da Luca Sossella editore esce postumo Cronologia delle lesioni. Un libro che raccoglie le poesie che la Insana ha scritto tra il 2008 e il 2013. Con un titolo perentorio Jolanda Insana come nei suoi coraggiosi libri precedenti ci consegna una sanguigna poesia civile che denuncia gli oltraggi e le lesioni della cronaca attuale e della nostra storia, mettendo sotto accusa con la sua scrittura tagliente le offese di una contemporaneità intollerabile che ci uccide ogni giorno.«Finché il futuro perfetto sta scritto nelle creme / per il restauro del volto / si allungherà la fronda dei BIS – NETTI / che avviano le lavatrici a pieno carico /per togliere lo sporco ai panni dei conviventi / e smacchiano –smacchiano /per avere il bianco più bianco / su cui segnare la croce / intanto emettono sentenze / e a giri di cilicio assegnano gironi d’inferno…»,
Una poesia radicale che non ha mai cercato consolazioni e facili scorciatoie.
Per Jolanda Insana la poesia è voce della carne e medicina carnale, ma è soprattutto un modo per tenere gli occhi aperti sulla vita.
«Jolanda Insana ha detto e ripetuto che la parola poetica, per quanto approssimativa e manchevole, da chi la pratica deve essere assunta piena e impura, dissonante ma di necessaria sostanza e deve correre le strade per giungere al cuore della verità». Con queste parole Maria Antonietta Grignani è riuscita a definire esattamente la vocazione poetica di Jolanda Insana
La parola come una tagliola nei versi disincantati, feroci di una delle voci poetiche più originali e dirompenti della poesia italiana del Novecento. Con lei scompare un pezzo di poesia vera.
Squartaverso
Poesia, critica letteraria