Abissi
certi momenti brevi e densi
il luccichio di una moneta che chiama
la voglia di prenderla
di averla
che sfida e chiede le mani nel buio
quel buio che abbiamo tutti e che sappiamo bene solo noi
abissi pensieri
sogni lenti
giudizi incastrati
dentro tentacoli di genitori
nascosti da sabbie invisibili
dolori segreti
o gli occhi elettrici dell’ambizione
che nuotano disperati e chiedono di scendere come fosse salire
la Pazienza
è un abisso
dove l’ancora non arriva più
i discorsi profondi caduti in fondo alle liste di carta
persi dentro notti di anni e amici fa
più giù di un ippocampo che non saluta più
scomodi
freddi
come certi montaggi
ormai lenti
certe scene
certi film
certe ex
che sono abissi
di nulla lontano
quello che rimane di certi amori
o certe periferie che avevi abitato
quartieri e canzoni
certi autunni
certi fascisti e certi comunisti oggi
gli amici che hanno capito tutto col culo dei padri
tutti abissi sbiaditi
i valori dei tuoi
dei tuoi nonni
in cambio di tonni sbronzi
e bronzi finti
e scarpe da ginnastica
scacchi russi arrugginiti
pesci elettrici e caviale
lontani laggiù
con le partite a Risiko
e i professori che sapevano spiegare Pirandello
che mandano su bolle di passato
in certi discorsi densi di etica e dadi naufragati nell’abisso
Le borse delle donne
abissi infiniti
gli accendini scomparsi
le lavatrici che gridano imbavagliate di notte
certe porte
certe camerette
quando le dita umide possono lasciar gridare tutto il buio
che si tiene per se
dentro la testa che fa scoppiare il corpo
in quel pozzo di luna
dove stanno i buchi neri
quando tutti
diventiamo abissi
la lentezza di certi pesci
la liquirizia in bocca
le sette di sera quando sei stanco
i discorsi dei tassisti
abissi infiniti di solitudine molesta
i vaffanculo non detti
e quelli con gli occhi
i giorni e gli anni
che ci specchiano come certe curve sfatte di notte per le strade di Amalfi
certi occhi neri
zitti e soli
certi laghi calmi
fermi e profondi
il calore nelle grida di un gatto rinchiuso
i locali vuoti
certi cantautori
sono abissi
tutti gli abissi che guardo e galleggio
con la cannuccia
infilata nel petrolio di una notte nera
ma non bevo
perché ho dato
monete e sangue
troppe
a tutti i pirati che ho incontrato
eccovi la mappa
sono in fila laggiù
tutte le pietre che brillano passato
fatevi tentare
prendete un bel respiro
lungo più di mezza vita
oro rosa e perle blu
vestitevi di piombo
lasciate qui il futuro
e la luna per vedere chi eravate
oggi rimango a guardare
come un alba che non vuole pescare
dondolo
galleggio
e vi guardo
solo ogni tanto
dall’alto
da qui.
M.Medensky
L’illustrazione di copertina è di Sisto
Poesia
2018