Le notti bianche di un perdente
Lawrence Osborne è uno scrittore che alle parole chiede di mostrare sempre l’azzardo. La sua prosa crudele è davvero straordinaria e si insinua come una ferita nella carne del lettore.
Dopo Cacciatori nel buio, Adelphi manda in libreria La ballata di un piccolo giocatore, e anche in questo caso ci troviamo davanti a una storia estrema che non concede a chi legge un attimo di tregua.
Lord Doyle è un avvocato inglese che è dovuto scappare perché si è appropriato indebitamente in patria dei soldi una cliente.
Ha riparato a Macao, dove gli occidentali si ritrovano per dedicarsi al culto dell’azzardo.
Ed è proprio l’azzardo la regola di via del protagonista che passa le sue giornate a giocare a baccarat nei casinò.
È un giocatore incallito, dedito più a perdere che a vincere, lui è consapevole che perdere è più facile che vincere. Perdere è meglio di una vittoria, e lo sanno tutti che non si è giocatori veri finché segretamente non si preferisce perdere.
Questa è la sua filosofia e nelle sue notti bianche di giocatore si trascina da un casinò all’altro giocandosi persino l’anima, fino alla sconfitta.
Sarà il baccarat a iniziarlo alle leggi della probabilità. Non riesce a spiegare perché subisca il fascino di questo gioco intrigante. «Si possono vincere o perdere milioni in pochissimo tempo, e lo stesso vale per il banco. Nel baccarat c’è il pericolo, come uno spigolo d’acciaio; c’è l’estasi e la sciagura».
Osborne ci mostra tutti gli azzardi di Lord Doyle al tavolo da gioco, coinvolgendo tutti noi che leggiamo nelle peripezie del gioco, senza mai abbassare la tensione del racconto.
La ballata di un piccolo giocatore (tradotto da Mariagrazia Gini) è un romanzo assolutamente da leggere e Lawrence Osborne si conferma uno scrittore che come pochi oggi fa sanguinare le parole, inchiodando il lettore davanti alla propria finitezza di esseri umani.
Lord Doyle si spinge oltre i confini della sua esistenza, fa dell’azzardo e del rischio le regole innaturali per sfidare la sua stessa vita. Sa benissimo che il rischio è alto al tavolo da gioco e che il caso non esiste. Quello che conta è lasciarsi inebriare dall’adrenalina. Vincere o perdere non fa differenza.
«Quando giochi, sei solo davanti al destino, e non è una cosa che capiti spesso. Quando giochi sei un fascio di nervi. Il tuo battito cardiaco accelera a un ritmo insopportabile».
Lord Doyle ogni volta che fa la sua puntata ha la sensazione di camminare su un cratere.
Davanti al banco avverte tutte le possibilità minacciose del gioco. Si lascia stregare dal baccarat, perché in pochi istanti gli concede la morte immediata: alla fine non restano le illusioni e si muore sulla ghigliottina.
Lawrence Osborne, ancora una volta, mette il lettore davanti a se stesso e lo costringe a fare i conti, come accade al protagonista del suo romanzo, con la parte più nascosta di se stesso. Perché ognuno di noi nasconde una pulsione inconscia all’autodistruzione. Ognuno di noi è sul precipizio di un inferno di cui ci affascina l’azzardo.
Fabula
Letteratura nordamericana
Adelphi
2018
212