Nel cuore della poesia di Alda Merini
Nonostante il recente chiacchierare a vanvera di alcuni critici saccenti, Alda Merini e la cifra emotiva della sua poesia continuano a conquistare un pubblico sempre più vasto. La straordinaria figura della poetessa dei Navigli è diventata un’icona della nostra letteratura.
Mondadori, nella collezione Oscar, manda in libreria un volume che raccoglie le opere più significative in versi e in prosa di Alda Merini. Il suono dell’ombra (a cura di Ambrogio Borsani) ripercorre le fasi più importanti della vita e dell’opera di Alda Merini e dà ampiamente conto del giuramento di obbedienza alla causa della poesia che la poetessa formulò già dalla giovane età. Il volume, pubblicato per la prima volta nel 2010 a un anno dalla morte della poetessa, torna adesso in una nuova edizione.
Notevole, e interessante si presenta l’ampio saggio introduttivo di Ambrogio Borsani, che è stato amico e curatore di molti libri di Alda. Lo scritto di Borsani ha il merito di presentare al pubblico un ritratto fedele della poetessa, parlando della poesia e della sua vita sfortunata e avventurosa che ha creato scandalo, e per la quale la Merini ha scontato una ingiustificata emarginazione e una pesante disattenzione da parte della critica letteraria.
Anima inquieta, creatura abissale che non riesce ad accettare le convenzioni e le regole. Questa è stata Alda Merini, che nel suo passaggio sulla terra ha sposato in senso assoluto la poesia, ha abbracciato la parola con una naturalezza disarmante. «La parola varca – scrive Borsani – un confine senza ritorno per andare a occupare il silenzio del mondo circostante».
Dalla discesa agli inferi del manicomio al ritorno alla luce, Alda Merini dedicherà sempre la sua poesia alla sua stessa vita, perché i versi che scriverà non smetteranno mai di raccontare con crudeltà e dolcezza il percorso di un’anima inquieta che nel dolore e nella sofferenza non ha mai nessuna intenzione di arrendersi ai motivi delle sue ansie. La poesia per Alda è un incontro con la vita. Proprio per questo, la sua intera opera si legge come una riflessione estemporanea sulla follia, sul dolore e sull’amore. Così non rinuncia alla grazia del messaggio poetico nemmeno quando scrive della sua Milano, città perduta. Nel «rovescio della parola del poeta» c’è il segno di una grande ricchezza interiore in cui «tanti baciano la mano / del proprio carnefice/e questo significa che il cielo/è di ogni cuore, / come di tutti è il paradiso». Milano è salva, nonostante la sua decadenza, nelle alchimie della poesia.
Borsani, che ha conosciuto bene la Merini, parla giustamente della continuità di una poesia di forte intensità emotiva, che passando da un linguaggio metafisico, enigmatico, a una scrittura densa di metafore e ossimori, di slanci e contraddizioni si muove all’interno di una vena personalissima, animata da sincera ispirazione, da una necessità assoluta di fare poesia. Alda Merini è un fiume in piena di poesia ininterrotta. La poetessa dei Navigli si dona alla parola con tutta se stessa. Con il suo corpo, con il suo volto, con i suoi occhi e con le sue mani parla al cuore dei lettori con la passione viva di un’incendiaria che ha un solo desiderio: con la poesia colmare il divario esistente tra la realtà e il sogno.
Leggendo i suoi versi, questo miracolo si compie sempre. Insieme a esso si materializza anche l’ideale di una “poesia pura” di cui la Merini, oggi, è rappresentante indiscussa. Per questi motivi (la poesia pura fa paura) nei suoi confronti la disattenzione della critica letteraria e dei poeti laureati non ha mai abbassato la guardia.
«Le mostruose intuizioni», come scriveva Pasolini su Paragone nel 1954, di Alda Merini ancora oggi sono considerate scomode.
Nicola Vacca
Oscar Baobab
Poesia
Mondadori
2018