Consueto rilancio domenicale di un articolo dei cugini de L’Arenone
“Dal cuore (…di Maurizio Donsanti) in poi”
È appena uscita, per la casa editrice viterbese Sette Città, la raccolta di poesie “Dal cuore in poi”. L’autore è Maurizio Donsanti, e chi non lo conosce è un besugo. Perciò si documentasse.
Di seguito la prefazione del suo splendido libro targata Carmine Quirico.
I proventi del libro andranno in beneficienza. Motivo in più per comprarlo.
Il libro
Un uomo entra in un caffè. Senza fare splash. Sorride al barman. Ordina. Consuma. Paga. Saluta e torna al suo lavoro.
Nemmeno un’ora dopo lo stesso uomo si ripresenta nello stesso locale. Dietro il bancone lo stesso barista. Altro caffè. Secondo arrivederci. E non una parola in più.
La mattinata prosegue sul medesimo copione. Si ripete e si ripete ancora. Fin quando il barman stacca. Fin quando l’uomo, al tramonto, timbra l’uscita. Il mondo nel frattempo scorre fumoso fuori dalle vetrate.
È un altro giorno. Il seguente. L’uomo e il barista siedono assieme al tavolo vicino la colonna dei cioccolatini. Si osservano, i due. Si annusano come cani. Si studiano. Hanno tanto da dirsi, pur parlando poco. Hanno capito che con gli occhi si può comunicare molto meglio che con la bocca.
Gli anni passano. E la coppia è ancora lì, decisa a condividere caffè. Il barman non è più barman, adesso è felice. Si occupa di agricoltura. Di api. Di olio e di piante antiche. L’uomo, invece, lavora sempre in quel posto. Ma tra una ruga, mille sigarette e la prospettiva di una pensione anticipata, si è anche dedicato a tante altre avventure. Ha scritto sotto pseudonimo per un giornale. Ha prestato la sua voce alla radio. Ha sperimentato come fanno i fanciulli. È stato addirittura invocato presidente casuale e romantico di una squadra di calcio sull’orlo della bancarotta.
I tempi in cui il primo gravitava dietro il bancone e l’altro gli ronzava intorno con anomala puntualità sono ormai lontani. Così distanti da sembrare ieri. Così vicini da averne quasi perso le tracce.
Nel lungo correre delle lancette i due hanno continuato ad intrecciarsi più e più volte. Come foglie di vite americana. Ma alla giusta distanza. Quanto necessario per ascoltare. Per accompagnare e non per consigliare a vuoto. Per maturare come tenace e avvizzita frutta invernale. E non come frivole e rapide fragole estive.
Pochi giorni fa uomo e barman si sono ritrovati. Era un po’ che non succedeva. Li ha riuniti un torneo di calcio giovanile. Li ha rimessi insieme il ricordo di un amico comune che se ne è andato troppo presto.
Il barista pentito sta raccogliendo ciliegie, ora. L’uomo, nel mentre, sta lottando contro il destino. Sta tentando di proteggere la sua felicità. Una manciata di sabbia che scorre troppo velocemente tra le dita.
Mentre quegli sbarbati fanno rotolare il pallone, gli occhi dei due amici profumano di malinconia. Il loro affetto è fraterno e consolidato. Che non si disturbano spesso, ma sanno bene di esserci, l’uno per l’altro. Il loro cammino invece segue binari differenti. Che continuano a sovrapporsi, di tanto in tanto, in dolcissimi ristori e in preziosi intervalli.
E questo è il riassunto breve della loro storia. Un’epopea che non è ancora scritta per intero. Un’opera incompiuta. Aperta a nuovi capitoli e ad altri lentissimi caffè.
L’uomo che scrive le parole che scorrono sotto le mani del lettore è il barman d’un tempo. L’altro uomo invece, quello che ha aperto il racconto, è Maurizio Donsanti. Voce cavernosa e cuore fragile.
Maurizio, ancora in lotta contro il destino, ha appena pubblicato il suo primo libro di poesie. Le scrive da un pezzo, a vederla bene. Ma ora, adesso, era decisamente arrivato il momento di dargli forma. Di renderle tangibili.
Così il barista si è trovato a dover presentare il lavoro dell’amico attraverso la prefazione in corso. Compito non facile, il suo. Poiché quando di mezzo ci sono affetto e stima non è mai semplice centrare l’obiettività. E compito altresì complesso, giurerebbe lo stesso, in quanto gli scritti di Maurizio sono leggeri e pesantissimi insieme. Impalpabili macigni. Coltellate agrodolci. Eclettiche bolle di sapone.
L’unico modo per tentare di rendergli omaggio è risultato perciò quello di proporre un’introduzione attraverso un racconto. La meravigliosa e semplicissima parabola di come tutto è nato. Di come l’uomo e il barman si sono trovati. Casualmente. E per sempre. Come succede poi nelle migliori poesie.
Buona lettura, gente. E sempre viva la vita.
Carmine Quirico
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Poesia
Sette Città
2018
106