Poeta, saggista, scrittrice e performer, vive a Jesi. Laureata in lettere presso Università Studi di Genova e Dottore in ricerca Italianistica presso Università degli studi di Roma Tor Vergata. Si occupa di poesia, mitografia e antropologia e poesia greca antica. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni. L'Ultima madre del respiro, Moretti e Vitali, 2017.

POESISIMI COSMOTEANDRICI

Gli aforismi poetici di Donato Di Poce, nei suoi Poesismi cosmoteandrici, (iQdB edizioni, 2018) si offrono non solo a una pluralità di letture e di ramificazioni semantiche, ma sono un esempio perfetto di quella grazia compiuta del poetare, quando si mostra così felicemente conclusa – e non solo per la forma condensata dei suoi testi -, ma per lo slancio concentrico di luce che li anima.

Raramente, mi sono imbattuta in una tensione benefica così librata e dal costante respiro come nei suoi aforismi. Quindi è una poesia intessuta di un ardore filantropico che investe i suoi versi di un messaggio salvifico di cui – mai come ora – si avverte la necessità esistenziale. Forse a lui solo è dato “di tenere l’egoismo al guinzaglio” e di darsi “lasciando un benefico segno” sui lettori. Lui ci invita a cogliere “la bellezza della propria felicità mentale” e questo appello getta un seme fecondo nella diffusa infelicità in cui ci troviamo a vivere, più o meno consapevolmente. Una gioia, quella di Di Poce, che ha attraversato le lacrime per mutarle in sorriso, grazie alla poesia che è sua musa e alla solarità della sua anima.

La sua è una dialettica con il silenzio, strumento ossimorico che genera la parola poetica, nutrendosi del vuoto originario alle spalle del poeta.
Poesia etica quella di Di Poce, dove l’ethos diventa un costume ontologico prima ancora che morale, un indirizzo verso un “volare alto” verso “i nidi di libertà “ , tra onde di immaginazione” e “spiagge” celesti di “silenzi” pieni – arrischiandosi – senza il comodo sfogo di “saltellare rissosi nel sottobosco”.

Sono i silenzi “scritti”, il suo dono poetico, insieme alle “oasi di pensiero”, sono “preghiere di carta” per una rinnovata sacralità del vivere. Il poeta ci invita a viaggiare “verso i propri sogni” e a ricordarci di “guardarsi dentro”, perché “solo chi bussa alle porte del cielo / Vedrà aprirsi le porte dell’Infinito”. Ecco che la sua deontologia poetica si fa mistica espansa e anelito ad altezze spirituali e cosmiche che “moltiplicano gli orizzonti”, verso un oltre senza barriere spaziotemporali, nell’“aurora boreale” della […] bellezza interiore”.

Di Poce incarna in pieno il simbolo della missione poetica, la più inconfessata speranza che alberga in chi cerchi di vedere la vita con lo sguardo della poesia: essere “poeta della vita” nella “carne della vita”, “scrutatore del sublime” che – felice di essere finalmente detto – risponde al suo sorriso, concedendosi a lui come a un perfetto iniziato. A lui riesce, “all’ombra del destino”, di “ascoltare l’Anima del mondo” per portarvi un salutare “vento di umanità” che riscatti l’aridità del mondo, il peggiore dei vuoti.

Poesismi Cosmoteandrici Book Cover Poesismi Cosmoteandrici
Donato Di Poce
Poesia
I Quaderni del Bardo di Stefano Donno Editore
2018
112