Anita Mancia, nata a Roma, ha lavorato 20 anni presso l'Istituto Storico della Compagnia di Gesù come assistente bibliotecaria ed Archivista. Ha collaborato con la rivista storica dell'Istituto con articoli sulla Ratio Studiorum, la pedagogia dei gesuiti, i gesuiti presi prigionieri dai pirati e recensioni. Presso l'editore Campanotto di Udine nel 2007 ha pubblicato un volumetto di poesie.

Monet è certamente il mio pittore preferito: il pittore dell’acqua e della luce. È quello più vicino alla mia sensibilità. Così, su consiglio di un amico, sono andata al cinema Lux a vedere quella parte del ciclo della serie La Grande Arte dedicato alla pittura dell’ultimo Monet sulle ninfee. Davvero non sono stata delusa. Una attrice guida lo spettatore visivamente e culturalmente insieme ad altre tre personalità dell’arte e del giardinaggio attraverso il percorso della Senna, spina dorsale della sua arte. Monet infatti per tutta la vita abitò in paesi lungo la Senna in Normandia, fino a giungere a Giverny un giorno d’estate quando il suo treno si fermò perchè si stava celebrando un matrimonio. Giverny era ideale per cogliere la luce del paesaggio, di più era il luogo adatto per costruire un giardino e rappresentare la propria idea della natura e dipingerla. Benchè così accogliente e pieno di coloratissimi fiori, il giardino era costato molto a Monet, tanto in termini economici che creativi. L’arte era sofferenza per Monet. Molti contadini o persone del luogo videro il pittore bruciare molte delle sue tele perchè egli era insoddisfatto del risultato raggiunto. Era impossibile catturare le variazioni e sfumature della luce come egli ingenuamente soleva dichiarare. Pur tra tante difficoltà ebbe una seconda moglie, Alissa, e un carissimo amico fino alla fine dei suoi giorni, l’uomo politico Clemenceau. Questi era convinto che occorresse sperimentare un nuovo modo per il mondo contemporaneo di vedere la realtà. Era convinto che l’arte di Monet incarnasse questo nuovo modo di vedere il mondo.
Clemenceau veniva spesso a trovare il suo caro amico a Giverny e gli fu molto vicino quando questi, malato agli occhi, quegli occhi che scorgevano e dipingevano il mondo come pochissimi sapevano fare, decise di smettere di dipingere. Lo persuase a ritornare sulla sua decisione e a continuare (il maestro gli aveva mostrato una serie di tele che teneva in cantina e che rappresentavano delle ninfee, ma queste non avevano riscosso il favore di Clemenceau, che lo riteneva capace di ben altro).
Il film dedica largo spazio alla decisione di Monet di deviare il corso del fiume per portare l’acqua a Giverny e introdurre quell’elemento che mancava nella sua visione personale e nella sua costruzione del paesaggio naturale a Giverny. Spiega le difficoltà e anche il disastro procurato al giardino in occasione di una piena del fiume.
Gli anni di Giverny sono anche quelli della guerra 1914-1918, che vedono il maestro continuare a dipingere malgrado la malattia agli occhi e il suo amico Clemenceau impegnato come ministro della guerra sul fronte delle operazioni belliche.
Fa una certa impressione che in una fase storica tragica Monet, malato agli occhi, dipingesse a Giverny il suo giardino. Il suo primo figlio della prima moglie morì in guerra. In realtà i quadri riflettono gli effetti della malattia ed anche del periodo storico. La vegetazione intorno al ponte giapponese vede una massiccia presenza di rosso, che può essere interpretata come il colore del sangue dei giovani morti in guerra. L’altro figlio di Monet tornò dal fronte per visitare il padre, che da tempo aveva anche sofferto la perdita della seconda moglie.
Con la fine della guerra, Monet è impegnato nella realizzazione di un grande ciclo che aveva promesso a Clemenceau, dedicato alle ninfee. Nonostante gli incitamenti del suo amico, non riuscì a terminarlo perchè faceva molte correzioni alle tele. La morte lo colse nel 1926. Clemenceau partecipò ai funerali e l’opera che Monet stesso aveva disegnato secondo l’orientamento della luce da est ad ovest si conserva oggi all’Orangerie di Parigi, assieme a quella dei pittori astrattisti americani che molto devono al pittore francese.
Il film ha una fotografia molto bella con molte riprese dall’alto. Mostra l’acqua da diverse prospettive ed il paesaggio naturale della Normandia, che Monet amava.

“Il film evento dedicato al padre dell’Impressionismo e alla sua ossessione per le ninfee
Con la partecipazione straordinaria dell’attrice Elisa Lasowski (attrice del Trono di Spade), della fotografa Sanne De Wilde, della giardiniera della Fondation Monet a Giverny, Claire Hélène Marron
Con la supervisione scientifica di Ross King, autore de Il mistero delle ninfee. Monet e la rivoluzione della pittura moderna” da Nexodigital.it

Le ninfee di Monet. Un incantesimo di acqua e luce Book Cover Le ninfee di Monet. Un incantesimo di acqua e luce
Film, documentario