Nato a Viterbo il 25 ottobre 1991, laureato in  lettere (Università della Tuscia) e appassionato di musica (jazz, prog, elettronica).

Un bagliore nell’oscura nebulosa del panorama sonoro italiano. L’Italia non è fatta solo di scadenti direttori artistici, illusioni e talent infestati da figure imbarazzanti. Ma c’è gente che studia e si cimenta in progetti per niente frivoli e scontati. Ho il piacere di essere amico di una ragazza caparbia, speciale, originale e laureata al Conservatorio di Teramo. Tamara Macera, in arte Calliope, è una cantante abruzzese di 25 anni che ha pubblicato due canzoni: “In Carta Vergine”, che è stato il suo esordio, e “Obl_io”, l’ultima traccia uscita ultimamente. Il suo genere camaleontico si dirige nel pianeta post punk, con testi prettamente in italiano e dei video veramente suggestivi. Per esplorare ulteriormente l’affascinante universo sonoro di Calliope, ecco l’intervista!

Ciao Calliope! Quali sono le tematiche che tratti nei tuoi testi?

I temi sono la decadenza sociale, l’oppressione dell’esistenza di ognuno di noi, i paradossi dell’era moderna, l’essenza della nostra personalità, le pressioni quotidiane e la ricerca forzata di un’identità. Il mio consiglio è non essere. Non essere obbligatoriamente qualcosa che ci viene dettato, imposto.

Le tue influenze, le tue ispirazioni?

Ho i miei due idoli: Marilyn Manson e Patti Smith. Ma adoro tanti generi…grunge, progressive, psichedelia…la Musica con la M maiuscola, insomma!

Hai altri pezzi pronti per un EP?

Ci sto lavorando, ho alcuni pezzi in cantiere, e tra un po’ di tempo penserò ad un EP!

C’è un tuo modo preciso per comporre?

Registro i brani che compongo con il piano allo Slam Studio Recording di Corvaro, insieme ad Andrea (il fonico) e mio fratello Alessandro, (batterista). Nel primo singolo “In Carta Vergine” non avevo definito ancora il genere, il pezzo è diretto, con sfumature noise e il video calza a pennello con l’atmosfera paranoica ossessiva. Il primo pezzo composto a 16 anni è “La Gente Che Sà Male”, che tratta la tematica dell’io camaleontico. “In Carta Vergine”, invece, è stata concepita a Teramo, durante una relazione con un ragazzo, e presenta stilemi più maturi.

Scrivi in italiano, perché?

Perché i concetti sono espressi in maniera più diretta, senza limiti, senza perdere la vera essenza del concetto. Tradurli significherebbe snaturarli. L’italiano ha una forza comunicativa pazzesca! Per esempio se dovessi tradurre una frase di “In Carta Vergine”…”Mi strofini il cuore, non ci sai giocare e prendi il tempo che ci vuole” avrebbe tutta un’altra sonorità, un altro volto, un’altra espressione in inglese!

Quanto è triste concepire la musica con i talent, San Remo et similia?

C’è un problema sociale, culturale, educativo. Si appiattiscono le teste, si insegna ad essere nulla, non si propongono modelli di valore, non si stimola la fantasia dei ragazzi. Frank Zappa diceva che negli anni 70 c’era il produttore che rischiava e investiva in un progetto, mentre dagli inizi 2000 si è cercato solamente di accrescere prodotti schematici e studiati a tavolino. I social stessi, con tutti i loro pro, creano dei problemi, visto che richiedono l’esteriorità, l’appetibilità per le masse e lavori facili. L’artista viene inteso come un numero. L’artista viene usato e sfruttato, pronto ad essere buttato e dimenticato.

Parlando di web, i tuoi video sono sublimi!

I video sono fondamentali! In quello di “In Carta Vergine” ci sono io che cammino con un contenitore rappresentante i vizi (Ira, Paura, Noia, 0dio, Viltà, Vanità). Il messaggio che traspare è quello dell’impossibilità di creare, di muoversi, l’esistenza senza dimensione, tanto che quella  carta che avvolge e assorbe la mia testa sta a significare proprio l’assenza dell’identità.

Progetti per il 2019?

Suonare live, comporre, realizzare l’EP e proseguire nella mia vera passione: l’Arte, la Musica.

( I due video di Calliope: https://www.youtube.com/watch?v=isuNx1wgz60

https://www.youtube.com/watch?v=MkW5oxt6aek )

La foto di copertina è tratta da Marsicanews