Gli atti d’amore nella letteratura consegnano le parole all’immortalità. Questo ho pensato quando mi sono trovato tra le pagine di Con in bocca il sapore del mondo, il nuovo libro di Fabio Stassi.
Lo scrittore rende omaggio alla nostra grande poesia del Novecento e lo fa con un atto di incondizionato amore nei confronti del mondo del verso, resuscitando la voce di dieci poeti che hanno attraversato il secolo breve.
D’Annunzio, Campana, Montale, Ungaretti, Quasimodo, Merini, Saba, Gozzano, Cardarelli, Palazzeschi.
In un gioco di imposture letterarie, Stassi costruisce dieci monologhi appassionati in cui a parlare di sé sono proprio i i poeti scelti che si raccontano e parlano soprattutto della loro dedizione alla poesia dopo essere trapassati.
Dal regno delle ombre ritornano per la durata del racconto in mezzo a noi per farci sentire la loro voce che continua a essere eterna attraverso la poesie che ci hanno lasciato.
Dino Campana il “matto” che il regno delle ombre lo ha vissuto quando già calpestava questa terra, conoscendo la follia, l’oltraggio e la mancanza.
Umberto Saba, che dall’eternità del retrobottega della sua libreria a Trieste attraversa la sua vita e la sua poesia, quella cosa onesta sempre attenta alla semplicità del dire, premurosa nella cura della parole, che per lui dovevano sempre avere un tono dimesso.
Ungaretti che si affaccia dall’eternità con la voce cavernosa e senza tempo (la voce eterna della poesia), la stessa voce con cui introduceva in televisione nel 1968 l’Odissea, per raccontarci come nella trincea del Carso durante la Prima Guerra Mondiale sono nate le sue poesie che non erano destinate a nessun pubblico. «Ogni atto di vanità, in simili circostanze, mi sarebbe sembrato una profanazione». Queste sono le parole umili di Giuseppe Ungaretti, che sa farsi poeta per arrischiare parole a garanzia dell’uomo.
Leggendo il libro di Fabio Stassi, la sentiamo addosso la voce dei poeti che si raccontano in prima persona. Ci scava dentro la forte emozione delle loro parole che in presa diretta giungono a noi per portarci il caldo buono della poesia, l’univa voce di cui abbiamo bisogno soprattutto oggi che fuori e dentro piove un mondo freddo.
«Per quello che conta, – scrive Fabio Stassi nella premessa – questi dieci testi vanno considerati come un’opera di finzione non meno spericolata dei romanzi che ho scritto. Contengono tutta la mia riconoscenza per chi ci ha insegnato il mestiere, la sua fragilità, il suo splendore, questo prenderci cura delle parole, nella convinzione assurda che una sola sillaba possa spostare l’asse terrestre».
Le vite dei poeti diventano romanzi. La penna di Fabio Stassi fa parlare in prima persona la poesia. La sua scrittura appassionata restituisce la voce a quel Novecento italiano che è diventato grande soprattutto grazie alla presenza di molti poeti, oggi ignorati e dimenticati.
Con in bocca il sapore del mondo non è solo un libro ma soprattutto è un atto d’amore di uno scrittore coraggioso che ha l’umiltà di essere riconoscente nei confronti dei maestri del nostro Novecento, i poeti che con la loro vita e la loro opera hanno dato vita a una stagione irripetibile di cui non si dovrebbe perdere la memoria.
Ritratti di poeti
minimum fax
2018
160