Dispari troppo Uguali
Piove
e mi perdo in cerca dei posti
dove immaginare ancora gli uomini
e le donne
nudi e nude
che hanno il coraggio di sbranarsi
fare uscire il rossetto dai confini
e stropicciare le giacche
o sfinirsi di voce raccontata
stanchi fino a sentirsi di fango a pelle viva
ma lo so
è solo la solita nostalgia Med
Adesso è il secondo tempo
e tocca ad altri noi
presi a fare l’amore con lo specchio
e mai di persona
se non perché c’è un corpo che alcune volte si sveglia
con il volto da esibire per appartenersi e appartenere
oggi è questo ovunque qualunque
che suona
e canta un coro di eghi stonati e confusi
finti solisti
che sfrecciano come camionisti ubriachi
sbandando contro altre anime
senza fare piano
senza punti interrogativi
né locande dove lasciarsi bere dal pensiero prima di una nuova noia
Tutti dotati di schemi confusi su come essere Dio
pronti a governare il mondo
con l’amore numerico
col bisogno di nemici per trovare un’identità
vestiti di pareri
obesi di opinioni
o su divani da riempire con scorreggie silenziose
che non sono mai azioni,
mai
ma solo strisce di coscienza che durano un secondo.
È qui
che mi ammalo anche io
seduto
immobile
mai pago
e mentre cado
non c’è azione
tutto è fermo
e perdo di nuovo
quel quando
dove gli occhi cadevano negli occhi
su un vagone della metro
anche in silenzio
sulle linee degli sguardi
che erano binari dove essere pari
senza parole ma pari
uno contro uno
ma tutti per tutti
liberi tutti
di lasciar trasudare pensieri
di farci fare compagnia per qualche metro cubo da un perché
o da un chi sei
che sapeva diventare un piccolo oceano di tempo
breve e immenso
tutto per gli occhi
che erano ascensori per pensieri
fuori da rettangoli luminosi che ci allodolano le menti
siamo dispari troppo uguali
ormai
persi su orizzonti verticali
stretti dentro una luce finta
pixel contro pailletes
Med
rassegnati
e sogna
soltanto sogna ancora
le tue caverne analogiche
dove galleggiare come un loto
sogna che puoi preferire ancora gli uomini agli animali
mangiare biscotti che se ne fottono degli elefanti
non sapere che faccia avrai dentro una foto
e dentro un lunedì dimenticato
lascia il pensiero senza guinzaglio
portalo un’ora lontano dalla ragione
dal profitto
e fidati di chi ha saputo dipingere la vita
in un pomeriggio senza corrente
di poche medaglie
o di qualche carezza
che le mani siano ali di farfalla
lascia alle forbici la primavera
ascolta la seta della sera scenderti addosso
sveglia la polvere sopra quei dadi
e chiedile di volare altrove
che la sorte è ancora una vecchia guitta
e la vita
la solita bambina capricciosa.
M.Medensky
Con illustrazione di Sisto
Poesia e disegni d'artista