MIRIAM TOEWS: DONNE CHE PARLANO
Ormai presenza sicura nel panorama dell’editoria italiana grazie alla casa editrice Marcos y Marcos, Miriam Toews ci consegna il suo nuovo romanzo. Donne che parlano, questo il titolo, si ispira a fatti realmente avvenuti nella colonia mennonita di Manitoba in Bolivia tra il 2005 e il 2009. L’azione è spostata in Canada, all’interno della comunità mennonita di Molotschna. Un’enclave fuori dal mondo, completamente isolata, giuridicamente e linguisticamente (a Molotschna si parla il plautdietsch, un tedesco arcaico ormai dimenticato da tutti) all’interno della quale le donne subiscono un’ulteriore e definitiva separazione. Alle donne infatti è proibito imparare a leggere e scrivere, abbeverarsi a qualsiasi cultura che non sia quella delle sacre scritture. A rafforzare questa atmosfera da incubo ci sono i continui stupri subiti, durante il sonno, dopo essere state narcotizzate con uno spray a base di belladonna. Gli abusi non risparmiano nessuno, coinvolgono le donne mature come le bambine e le adolescenti e ogni tentativo di ribellione viene frustrato dalla terribile retorica patriarcale. Dove non arriva la semplice prepotenza, ecco intervenire ancora più efficacemente la religione con i suoi dogmi e le sue regole sapientemente manipolate. Le vittime sono state abusate, a detta dei capi spirituali, da diavoli e fantasmi, incaricati di punirle e far loro espiare i peccati di cui si sarebbero macchiate. Donne che parlano racconta quarantott’ore decisive nella vita di un gruppo di otto donne che hanno deciso di insorgere e denunciare i propri carnefici. Gli uomini della comunità le hanno lasciate sole per andare a pagare la cauzione agli stupratori. Le donne si riuniscono in un fienile per discutere il da farsi. Tre opzioni: andarsene, lasciare tutto così com’è, restare e combattere. Ona, la leader del gruppo chiede a un uomo, August Epp, da sempre innamorato di lei, di assistere alla discussione e redigerne i verbali.
Perché redigere verbali che poi in ogni caso non potrete leggere? Le chiede August. Ma Ona è troppo intelligente per non sapere che la sua è anche una guerra di segni e che una testimonianza della loro storia è necessario che rimanga. Il romanzo è raccontato in prima persona da August, personaggio-chiave del libro. August ha abbandonato infatti la comunità, è stato nel mondo, ha vissuto esperienze anche traumatiche come un soggiorno in carcere per furto, e infine è rientrato a Moloschna in mezzo allo scherno dei suoi conterranei. Questa sua condizione di eccezionalità ed esclusione lo avvicina alla parte femminile della comunità, dalla quale è visto con sospetto e derisione ma non con paura.
La struttura di Donne che parlano, di fatto affidata ai verbali di August, è molto simile a quello del film di Sidney Lumet La parola ai giurati. Qui come lì un gruppo di persone che riflettono, parlano, litigano intorno a un’idea che deve (o non deve) diventare azione. Nonostante la cupezza e la violenza degli avvenimenti, il dialogo tra le donne lascia spazio anche a momenti di umorismo, tenerezza, partecipe umanità. Toews è bravissima e credibile nel manovrare la tastiera linguistica dei suoi personaggi, puntuale nel restituire le mille sfumature di questa storia di abuso e sentimenti traditi e dà il meglio di sé nel descrivere il rapporto tra August e Ona, le reticenze e gli slanci di una passione muta, mai espressa verbalmente ma debordante in mille rivoli e resa con immagini stupende: “Parlando, io e Ona evitavamo le ombre. A un tratto, nel bel mezzo di una frase, il vento le ha gonfiato la gonna e ne ho sentito l’orlo sfiorarmi la gamba”.
Narrativa straniera
Marcos y Marcos
2018
253