Quer pasticciaccio brutto de via Merulana – Carlo Emilio Gadda
Originariamente, il genere poliziesco nacque per rivelare l’intima natura dell’uomo e per indagarne gli istinti. Guido Piovene lo affermò con forza, poi, i posteri hanno reso tutto una squallida e piatta psicoanalisi. Nel caso specifico, Gadda vi si approcciò per raccontare la società italiana appena uscita da quel pasticciaccio di contraddizioni innescate da sensi di colpa e da adolescenziali ribellioni che portarono alla febbre fascista. Questo quadro a tinte omoerotiche e puttanesche fu ben descritto nel pamphlet psico-ironico Eros e Priapo, manifesto pomposo, volgare e anticonformista, che dovrebbe essere introdotto nelle scuole.
Leggere questo romanzo, considerato incompleto, dopo sessantadue anni dalla sua pubblicazione, avvenuta nel 1957, potrebbe diventare ostico. Gadda non è uno scrittore semplice da assimilare. Scorrere tra le pagine di questo libro richiede molta concentrazione, ma il risultato è garantito. Questa è un’opera che richiede al lettore di staccarsi dal mondo, di entrare in contatto con le parole. Chi ha già avuto modo di confrontarsi con le opere di questo autore, sa bene che il suo stile, capace di unire dialettismi, acrobazie linguistiche, neologismi e quant’altro, o si ama o si odia. Per me è impossibile credere che qualcuno di voi non abbia almeno letto una pagina di Gadda, ma il beneficio del dubbio è d’obbligo, quindi, è giusto avvisare i neofiti.
Il nostro Carlo Emilio partì da un fatto realmente accaduto. Un omicidio cruento che scosse l’opinione pubblica, avvenuto il 19 ottobre 1945.
Una giovane donna romana viene uccisa dalle due sorelle; una la immobilizza, l’altra le taglia la gola con un coltello. Quanto avviene suggerisce a Gadda il romanzo sul pasticciaccio di via Merulana, al quale lo scrittore aggiunge anche un enigmatico furto avvenuto qualche giorno prima. A dover sbrogliare i due casi, l’investigatore Francesco Ingravallo, anche chiamato don Ciccio. È un individuo goffo, tuttavia brillante, ma facile preda delle sue disquisizioni fin troppo legate a quelle letture strane che gli impartiscono una terminologia da medico dei matti. Il nostro don si catapulterà in una lunga e raffinata indagine; raffinata perché verrà a contatto con quelle oscure presenze dell’animo umano comparse in quel brutale periodo chiamato Fascismo.
L’uomo è un essere votato alla pace o sempre sospinto da un tormento inesplicabile, da una pulsione di morte alimentata da reflussi istintuali, depravati ed erotici? Come si genera tutto questo in una società schiacciata da una trinità composta da senso di colpa-peccato-esasperato moralismo?
Gadda mette insieme tutti questi elementi, tant’è che il pasticciaccio di via Merulana si trasforma presto in un dramma nazionale che coinvolge Settentrione e Meridione. Tutti si interrogano su quanto avvenuto a Roma, perché tutti possono riconoscere qualche intima peculiarità nei fatti accaduti. Leggendo questo romanzo scopriremo che a sessantadue anni di distanza, nella nostra nazione, troppo è rimasto invariato.
Il buon Carlo Emilio è stato capace di renderci più digeribile il tutto grazie all’innata ironia dei personaggi e sfruttando la vivacità del dialetto, capace di rendere la crudeltà una sadica risata che ci avvelena dentro. Insomma, sarà come ridere di noi stessi, attori protagonisti di un pasticciaccio irrazionale, frutto di un malcostume di cui non sappiamo svestirci.
Letteratura italiana
Adelphi
2018
370