The Outsider di Stephen King
Viaggio al centro della Terra degli orrori umani
Il detective Ralph Anderson ha decisamente sbagliato.
Eppure…
Eppure esistono delle prove così evidenti, così palesi.
E’ stata inferta una terribile violenza a scopo di stupro, oltre che l’uccisione di un povero ragazzino, e il detective non ha dubbi: non importa se il sospettato sarebbe il pluripremiato cittadino modello, docente di Lettere, oltre che allenatore di una squadra di baseball giovanile di Flint City.
Quello che davvero conta per lui è immobilizzarlo, arrestarlo, magari rendendolo ridicolo dinanzi al popolo che lo ha sempre stimato, proprio durante una partita, sotto gli occhi di tutti, televisioni comprese, anche se, ripetiamo, le indagini della polizia stanno procedendo bene, ma non così bene da condannare proprio quel brav’uomo.
Il detective si sbaglia di grosso.
E le impronte? Come la mettiamo, eh? Per non parlare del DNA…e delle testimonianze oculari di coloro che l’assassino lo conoscono da una vita e mezzo; non c’è dubbio che sembri tutto in ordine.
Eppure…
…si sbaglia di grosso.
Ripescata la temibile leggenda messicana (in realtà di tutto il mondo latino) de El Cuco, oppure El Cucuy, una specie di uomo nero con gli occhi infuocati, un sacco e la manìa di rapire bambini per poi cibarsi del loro sangue, nel romanzo The Outsider di Stephen King (Sperling e Kupfer – trad. di Luca Briasco), oltre a rappresentare l’incubo ricorrente che genera il terrore kinghiano a cui siamo affezionati, più che abituati, è la nuova visione orrorifica che il “Re” ci ha insegnato, più per notarla negli anfratti della nostra società viziosa e malandata, che nella più semplice e scontata trasportazione di uno splatter.
El Cuco punzecchia, ferisce le sue vittime, che sono dapprima degli adulti, possibilmente al di fuori di ogni sospetto, dopo di cui muta il proprio aspetto assumendo le sembianze dell’ultimo soggetto adescato.
Fatto ciò, da carnefice seriale in carne ed ossa, va a caccia di bambini, per placare la sua fame vampiresca, e semina terrore nelle città in cui agisce; si concentra per far incastrare l’uomo di cui ha assunto l’aspetto, poi ne becca un altro e basta un graffietto con un’unghia per infettarlo e tramutarsi in lui, e rovinargli la vita, oltre che quella dei suoi cari, oltre che uccidere il prossimo fanciullo.
Si nasconde lì dove sono sepolti dei corpi, quindi in primis in prossimità dei cimiteri o in essi stessi, oppure in luoghi insospettabili in cui ci sono stati dei decessi, dove le vittime hanno trovato ingiusta sepoltura, e annusa la tristezza che incombe sul territorio che perlustra, quasi come a cibarsi con un antipasto di paura causata dal timore costante di non farcela, quando l’esistenza ci sembra davvero troppo troppo estenuante.
Come ci si arriva a tutto ciò?
La vera sorpresa del romanzo è Holly Gibney.
Ricordate Holly?
La socia del compianto Bill Hodges, detective in pensione, protagonista principale della saga di Mr Mercedes, sempre dello stesso King.
Tre romanzi che ci hanno condotto tra le indagini della Finders Keepers, società d’investigazione fondata dallo stesso Hodges, che però purtroppo ci lascia alla fine dell’ultimo, perché gravemente malato, e eredita la sua passione ad Holly, una sorta di Lisbeth Salander (forse meno attraente e meno dark) che pesca nella sua intelligenza per scovare colpevoli che molto spesso provengono da un universo parallelo, non così lontano dal nostro.
E’ proprio Holly che dona un risvolto positivo a The Outsider, un libro che senza di lei avrebbe proseguito con un ritmo troppo lento, perso nella forma multicolore, e forse lo stesso autore sembra accorgersene, quando ce la presenta inaspettatamente.
The Outsider diventa così, anche se il seguente parere non sarà condiviso a pieno, il quarto libro della saga di Mr Mercedes.
Holly aiuta il detective Anderson e la sua squadra d’investigazione a mascherare il vero killer, El Cuco, che si traveste da uomo semplice (sì, perché no…magari tatuato) e attua le sue violenze terribili.
Anderson si accorge dell’errore madornale che lo attanaglierà per tutta la durata della storia, e ne troverà l’espiazione durante la caccia al vero fautore delle uccisioni.
King osserva con una frase di un detective privato per eccellenza, Sherlock Holmes: una volta eliminato l’impossibile, ciò che rimane, per quanto improbabile, deve essere la verità.
Si ricordano i racconti di Arthr Machen, che influenzò H. P. Lovecraft riguardo la convinzione che possano esistere mali ineguagliabili e potentissimi appena al di sotto delle nostre capacità d’intendimento, e che alcune malevoli credenze possano talmente influenzare la società moderna, che alla fine balzerebbero dalle caverne da cui dimorano e divorerebbero il senso di realtà a cui sentiamo di appartenere e a cui ci aggrappiamo.
Lovecraft stesso ha insegnato a Stephen King che quando le probabilità di una spiegazione del reale è inesatta, allora bisogna scavare lì dove le possibilità dell’intelletto coscienzioso fatica ad intendere.
Illuminata quindi dalla penna del suo autore, Holly, che rappresenta ciò che la società contemporanea (il detective Anderson) non riesce a vedere al di sotto del velo della coscienza, aiuta nelle indagini (la mano destra incontra la sinistra) la squadra d’investigazione e smaschera l’essere soprannaturale che si “veste” della mutabilità di una società spesso pericolosa e sbandata, dove la faccia del crimine può prendere le sembianze di un soggetto altamente insospettabile, e dove il soggetto in questione, forse davvero innocente degli episodi sgradevoli, assume il volto dei mali sepolti spesso al di sotto della crosta terrestre (vedi lo stesso It), proprio accanto ai nostri defunti, trait d’union tra il passato ed il presente tangenti con le stesse condizioni di pericolosità.
E le stesse paure.
King non sbaglia mai.
Carmine Maffei
Narrativa
Sperling & Kupfer
2018
530