Nella lettura di “Quando correvo su e giù l’Italia dietro ai Litfiba” vi è un forte sentimento che trasuda in ogni pagina che sfoglio: la partecipazione totale che si fonde assieme ad un forte senso di nostalgia.
Chi scrive infatti ha una cosa in comune con l’autrice Federica Marchetti, ovvero una grandissima e viscerale passione verso la band capitanata da Piero Pelù e Ghigo Renzulli. Tuttavia vi sono delle differenze ben distinte: il sottoscritto ha manifestato il suo amore ai limiti del fanatismo agli inizi degli anni 2000, un periodo in cui Pelù non fu il frontman della band di Firenze e in cui quest’ultima cadde in un ingiusto dimenticatoio vista la pubblicazione di dischi validi e belli, infamati solo perché non vi era la loro storica voce dietro al microfono. Perciò oltre che ascoltare ciò che era stato realizzato fino ad allora con la convinzione di essere l’unico fan della mia città, sfogliare le riviste musicali per seguire le gesta del Piero solitario ed amareggiarmi della mia giovane età che mi bloccava anche solo l’idea di spostarmi in un’altra zona per vedere un loro concerto, io non potevo fare assolutamente nient’altro. Solamente qualche anno dopo avrei avuto modo di rifarmi, seppur nel mio piccolo.
Ma la storia di Federica Marchetti, Viterbese DOC, è un’altra e molto migliore della mia: ritrovatasi a conoscere e amare i Litfiba nel periodo più fulgido e bello della loro carriera, in quegli anni ’80 della formazione Pelù, Renzulli, (Antonio) Aiazzi, (Gianni) Maroccolo, (Ringo) De Palma che ha dato vita ai loro più grandi capolavori quali “DESAPARECIDO” e “17 RE” per i quali il rock italiano sentitamente ringrazia e si toglie il cappello, essa ne è stata una fan fedele, appassionata e decisa a vivere questa passione che la faceva stare bene fino in fondo.
“Diario di viaggio di una fan girovaga” è in effetti il miglior sottotitolo possibile: qua dentro troviamo i flashback personali di una ragazza che ha assistito a ben 30 concerti dei Litfiba dal 1985 al 2013, di cui diversi anche uno dietro l’altro. Sono ricordi, emozioni, talvolta di poche righe a volte più dettagliati. Sono istanti condivisi con gli amici ricorrenti in una passerella di diverse città italiane da Nord a Sud. Ma oltre a questo, alle foto dei concerti, dei biglietti e degli autografi troviamo la parte più ghiotta di tutte: il backstage, ovvero le testimonianze di chi riuscì ad instaurare con i componenti della band un piccolo rapporto fatto di simpatia e amicizia e condivide con i suoi lettori degli aneddoti colmi di significato e a volte di malinconia, uno su tutti le parole che riguardano il mai dimenticato e inimitabile Ringo De Palma, scomparso nel giugno del 1990 per la solita, maledetta overdose.
“Quando correvo su e giù l’Italia dietro ai Litfiba” non è quindi una guida esauriente su ogni aspetto conosciuto della band con la speranza d’incappare in qualche segreto per i fan più sfegatati, ma è un piccolo scrigno di ricordi che l’autrice ha voluto condividere con chi è stato testimone di quella musica che per un attimo si è pensato potesse dare la scossa decisiva al nostro panorama musicale e con chi un sogno del genere, come il sottoscritto, non l’ha mai vissuto. Un piccolo libro che, secondo la premessa iniziale, è stato scritto con leggerezza e con essa andrebbe anche letto. Ma si tratta di quella leggerezza che arricchisce e anima le nostre passioni, gli ingredienti spesso troppo sottovalutati per essere felici durante la nostra esistenza.
Musica
Ass. Culturale Il Foglio
2014
150