Elevation di Stephen King
E il lievitar m’è dolce in questo cielo
Di Carmine Maffei
Stephen King, il Re, torna sempre nel minor tempo possibile, e lo fa spesso sorprendendoci.
Dopo l’audace avventura di The Outsider in libreria è arrivato Elevation (Sperling e Kupfer – traduzione di Luca Briasco), in cui si abbandonano gli stereotipi di horror – quelli ormai da anni- e di thriller, e si scopre una storia dal sapore fantascientifico, sperimentale quasi.
Il libro si presenta in un formato anomalo per le grosse case editrici, seppur frequente nel caso di King, trattandosi di un racconto lungo, o meglio di un romanzo breve, nella cui fattispecie ci siamo sempre stupiti, dal 1975 ad oggi (periodo di attività del Re), della qualità concentrata in una short story, quali tipici esempi come Il Corpo (Stand by me) e innumerevoli altri, riuscitissimi, che hanno ispirato molteplici produzioni di film.
Lo scrittore del Maine, nella cui regione di appartenenza si svolgono la maggior parte delle storie, seppur spesso le località siano di sua invenzione, ambienta anche questa volta il racconto a Castle Rock, per antonomasia il luogo a cui ci siamo abituati a conoscerlo meglio, ad apprezzarne le qualità indiscutibili di un autore molto colorato dal punto di vista narrativo, tralasciando soltanto un secondo l’incubo, e dove si ottengono le risposte ad una realtà della provincia americana, con i suoi pregiudizi, le dicerie, le leggende (spesso fonte d’ispirazione), gli ambigui personaggi che la abitano, le attività spesso ( soprattutto negli ultimi anni) vittime di una crisi senza scampo, le anime dannate, ma anche e soprattutto quelle vittime del male, quelle belle…
E se ne ripresenta una di queste in Elevation, nella figura di Scott, uomo di mezza età all’apparenza comune, con un passato matrimoniale burrascoso, web designer di un discreto successo, che vive solo col suo gatto Bill D. Cat, dal tipico fisico americano da ultimo secolo, quindi un po’ sovrappeso ma tutto sommato robusto e proporzionato.
Scott è un uomo che rappresenta quella serie di personaggi che ci fanno riflettere, che nell’immensa produzione kinghiana (più di sessanta romanzi) ci fanno capire quanto può essere semplice, o difficilissimo, scovare in una società viziosa e corrotta quel personaggio che potrebbe aiutare nella scelta di una vita saggia e dedita al prossimo; che è stato, e lo è tuttora vittima di bullismi e di ingiustizie sociali, ma che non perde la calma nella concezione di un’esistenza forse un tantino anomala ai giorni nostri, ma ancora possibile se si conoscono ancora dei valori fondamentali del riuscire a stare ancora in armonia con gli altri.
Le vittime in questione esistono davvero, e oggi, nell’epoca americana di Trump, che King disprezza e lo fa quasi in maniera plateale, con delle chiare citazioni al suo vastissimo pubblico di lettori (milioni nel mondo), molto spesso siamo stati spettatori di ingiustizie nei confronti degli immigrati, degli afroamericani (ancora!) e delle persone che scelgono di vivere la propria vita sessuale a proprio piacimento.
Ed è esattamente quest’ultimo, il tema che si affronta in questo lavoro.
Due donne sposate, Deirdre e Missy, aprono in centro un ristorante vegetariano, lo Holy Frijole, ma sono vittime dei pregiudizi della gente, e quindi della sua possibile clientela, talmente impegnata a pensare a cosa succede dietro la porta di casa loro, che evitano contatti con la nuova attività, che nel frattempo rischia di chiudere i battenti.
Purtroppo anche Scott ha attirato rancore da parte delle due donne, anche sue vicine di casa, perché da un’insignificante discussione ne è nata una tensione che sembra senza soluzioni.
Solo che nel frattempo egli ha altro a cui pensare.
Il fatto è che nonostante la sua corporatura resti invariata, continua a perdere peso, giorno per giorno, e non importa se nelle tasche abbia un contenuto massiccio di monetine, o che nelle mani stringa i manubri per i suoi allenamenti: salendo sulla bilancia il peso figura in calo e resta invariato a discapito di ciò che ha con sé addosso.
Il segreto della storia (che lasceremo al lettore curioso che scoprirà meglio) sta proprio lì, perché Scott è un uomo speciale, e la sua personalità lo porterà a distinguersi dalla società che giudica in mal modo senza neanche conoscere particolari che ne chiariscono le verità e le cause, e tale qualità lo guiderà addirittura ad estinguersi, con un annullamento dalla popolazione che non merita l’aggregazione di un individuo diverso, da intendersi nella maniera più ottimale.
Ispiratosi chiaramente a Richard Matheson, a cui dedica il libro, autore che nel 1956 scrisse il romanzo Tre centimetri al giorno, storia di un uomo che rimpiccioliva giorno per giorno, e pensando nel frattempo anche a Cuore di cane di Bulgakov, King ci avvicina alla verità triste dell’attualità che viviamo e che spesso non comprendiamo perché complici di un’ingiustificata ignoranza collettiva.
La gravità che vince il peso di Scott lo porterà man mano ad una elevation, una lievitazione che lo farà distinguere dai propri simili, dove la vista che si gode dall’alto non significa tanto il poter emergere col proprio snobismo o le proprie possibilità economiche e di successo, ma il saper ammirare con una panoramica più estesa ciò che ci circonda, e questo vuol dire ampliare la qualità visiva delle proprie conoscenze, evitando di ignorare anfratti dentro i quali si nascondono pregiudizi e incomprensioni, e questo è ciò che può in maniera più chiara significare un “ individuo dalle larghe vedute”.
E per quanto possa sembrare esagerato, è necessario attuare un benefico paragone a Giacomo Leopardi che con L’Infinito, eseguì gli stessi pensieri (nel 1819) e che negli ultimi versi della stupenda poesia, fiore all’occhiello dei suoi anni giovanili, esprime territori infiniti, senza confini, dove si perde, oltre che nei suoi pensieri, nel mare delle sue indecifrabili qualità visive, e dove, nonostante il tutto sembri un trionfo fasullo della visione della vita, l’orizzonte segna il tratto distintivo della morte.
Narrativa
Sperling & Kupfer
2019
195